Vendola scettico sulla Sanitopoli abruzzese

«Ero con Del Turco alla commissione Antimafia: non lo credo capace di simili nefandezze»
PUGNOCHIUSO. «Io sono stato con Del Turco in commissione parlamentare Antimafia e ho conosciuto un uomo delle istituzioni. Ecco perché quando è scoppiata l'inchiesta sulla sanità abruzzese, nel 2007, ne sono rimasto traumatizzato. Adesso, sono curioso di vedere come andrà a finire in tribunale ma, nel mio cuore, ho sempre pensato che Del Turco sarebbe stato in grado di dimostrare la propria estraneità dai fatti». A parlare così di Del Turco, è Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia (Sel), anche lui coinvolto in indagini sulle Asl. «Trovo sgradevole partecipare alla gara tra innocentisti e colpevolisti», dice Vendola, «i processi vanno celebrati nelle aule di giustizia ma quasi tutte le regioni, compresa la mia, hanno conosciuto vere e proprie tempeste giudiziarie nella sanità e anche per questo sento il bisogno di autolimitarmi nel parlare, ma non posso dimenticare gli anni in cui ho lavorato gomito a gomito con Del Turco e quello che mi chiedo è: davvero non ho capito niente di lui. Ero accanto a uno capace di tali nefandezze? Io ricordo gli interrogatori che facevamo in commissione e, di fronte a fatti penosi come collusioni di organi dello Stato con la malavita, ho sempre visto lo sgomento e l'indignazione sul volto di Del Turco. Un giorno, a Messina, si è sentito male perché era veramente difficile ascoltare tutto quello ci veniva detto: un'esibizione di volgarità».
Ma per un presidente della Regione è davvero così difficile governare la sanità? «E' difficilissimo. Il sistema sanitario è organizzato come una gigantesca flottiglia di sommergibili. Non dico le singole Asl, ma addirittura ogni singolo presidio ospedaliero vive inabissato e farli emergere in superficie è complicato: neanche un direttore di ospedale riesce a controllare il flusso parcellizzato della spesa sanitaria, figuriamoci un direttore generale della Asl o un presidente della Regione. Il primo problema, quindi», sottolinea Vendola, «è conoscere la macchina, mettere in evidenza e trasparenza ogni singolo movimento di denaro. Poi, è necessario riorganizzare l'offerta di salute liberando gli ospedali da tante attività inappropriate perché la corruzione nasce proprio da un modello sbagliato di offerta sanitaria: il modello ospedalocentrico, se non si integra con servizi locali e se non si rimette al centro la partecipazione dei cittadini, è pericoloso». Alla Asl di Pescara sta per arrivare un dirigente anticorruzione: «Speriamo che non sia propaganda», dice Vendola, «noi abbiamo due grossi problemi che si intrecciano: la politicizzazione della sanità e la sanitarizzazione della politica».
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