Via Doria, Di Properzio presenta un altro ricorso

Si riapre lo scontro con il Comune per l’area occupata in passato dai serbatoi la famiglia di imprenditori si rivolge al commissario per gli usi civici

PESCARA. Si riapre improvvisamente lo scontro sulla prestigiosa area di via Doria, fino a pochi anni fa occupata dai serbatoi Di Properzio per la raccolta di carburante. La famiglia Di Properzio, che ha posseduto per oltre cinquant’anni quell’immobile, ha presentato l’ennesimo ricorso per contestare la pretesa del Comune di reintegra del terreno in quanto gravato da usi civici. La nota famiglia di imprenditori, dopo aver perso in passato le battaglie legali davanti al Tar, al Consiglio di Stato, alla Cassazione per evitare di perdere il possesso dell’immobile, ha deciso di rivolgersi al Commissario per la liquidazione degli usi civici della Regione con la speranza di riprendere possesso dell’area e di ottenerne la proprietà per effetto dell’usucapione.

Area di pregio. La posta in gioco è altissima. L’area di 1.461 metri quadrati si trova in un punto strategico del lungomare di Porta Nuova. È incastonata nel subambito B del Piano particolareggiato 2, presentato dall’amministrazione comunale per riqualificare la zona portuale e golenale di Porta Nuova. In quel punto, secondo i progetti dell’ente, dovrebbero sorgere negozi, uffici e qualche palazzina di edilizia residenziale. Ma la riapertura dello scontro legale con Di Properzio mette a serio rischio il futuro sviluppo dell’area. Sviluppo già in parte compromesso dopo il rilascio dei permessi per costruire hotel, negozi e uffici alla società Pescaraporto, di Milia e Mammarella, vicino al porto turistico. In attesa dei permessi c’è anche la famiglia Laureti, la cui proprietà confina con Di Properzio.

Scontro lungo 8 anni. Il braccio di ferro tra Comune e Di Properzio cominciò il 29 gennaio 2004, quando l’allora consiglio comunale diede parere negativo in merito alla richiesta avanzata dalla famiglia Di Properzio per l’acquisizione del terreno occupato dai serbatoi di carburante su cui insisterebbero tuttora usi civici. Il 3 giugno dello stesso anno, su richiesta della precedente amministrazione D’Alfonso, la Regione riconobbe la presenza degli usi civici e dispose la reintegra del terreno al Comune. Così, il 21 marzo 2005, il settore Patrimonio dell’ente inviò ai Di Properzio una lettera con cui si intimava di lasciare l’area, di provvedere alla rimozione di tutti i manufatti esistenti, compresa la stazione di carburanti e di versare all’ente 93.622 euro per presunti canoni arretrati dovuti per l’esercizio senza titolo sull’immobile.

Da quel momento cominciò la battaglia legale. La famiglia Di Properzio impugnò tutti gli atti davanti al Tar e successivamente al Consiglio di Stato, asserendo di aver ottenuto dal Commissario agli usi civici, nel 1963, il provvedimento di legittimazione. I ricorsi vennero rigettati in entrambi i gradi di giudizio. Si pronunciò anche la Cassazione in merito al rigetto da parte del Comune dell’istanza di acquisto dell’area.

L’ultima carta di Di Properzio. La famiglia di imprenditori si gioca ora l’ultima carta. Il ricorso al Commissario per la liquidazione degli usi civici, firmato da Maria Chiara e Anna Luisa Di Properzio, Esterina Sonsini, nonché dalla Di Properzio Sabatino srl, in persona del presidente e amministratore delegato Lorenzo Di Properzio, punta ad accertare la natura del terreno occupato nel 1953 da Sabatino Di Properzio. La famiglia di imprenditori ritiene che non sia più gravato da usi civici e, di conseguenza, di aver acquisito il diritto di proprietà per aver posseduto per cinquant’anni il terreno.

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