Zappone poteva essere salvato? La Procura nomina un esperto

19 Giugno 2025

Affidato l’incarico a Salvi, medico di urgenza che affiancherà D’Ovidio per chiarire le cause della morte. Anche le difese si rivolgono ai consulenti per verificare «quale incidenza abbia avuto il ritardo nei soccorsi»

PESCARA. È stato affidato ufficialmente ieri mattina l’incarico al dottor Antonio Salvi, esperto di medicina di urgenza, che affiancherà il medico legale Cristian D’Ovidio per chiarire le cause o concause della morte di Riccardo Zappone, il 29enne che il 3 giugno scorso prima venne picchiato dai tre indagati (accusati di omicidio volontario), poi immobilizzato dalla polizia con due scariche di taser, arrestato e portato in Questura, dove si è sentito male per poi morire in ospedale. Un passaggio tecnico molto importante che indica quanta attenzione c’è da parte del pm Gennaro Varone per accertare l’eventuale responsabilità di quella morte e se poteva essere evitata.

E questo traspare chiaramente dal quesito che ieri il pm ha posto ai due professionisti suoi esperti (D’Ovidio e Salvi), alla presenza dei difensori di Paolo De Luca e Daniele Giorgini (rispettivamente Gianluca Carlone e Melania Navelli) e del legale della famiglia Zappone, l’avvocato Emiliano Palucci. Il legale del terzo indagato, Angelo De Luca, fratello di Paolo e suocero di Giorgini, titolare dell’officia dove avrebbe avuto inizio il litigio, era assente: tutti e tre, come detto, sono accusati di omicidio volontario per il pestaggio del 29enne, accusa rivista dopo la prima contestazione di lesioni personali aggravate. Ma da valutare c'è anche la posizione degli agenti delle volanti intervenuti dopo la lite: l’uso del taser (ritenuto ininfluente, rispetto al decesso, dopo l’esame autoptico effettuato da D’Ovidio il 4 giugno scorso) e della forza per immobilizzare a terra Zappone, messo a pancia in giù sull’asfalto con un agente che lo pressava dietro la schiena con un ginocchio per ammanettarlo.

«Tenuto conto dei risultati dell’autopsia già svolta», scrive il pm nel quesito consegnato ai due professionisti, «nel corso della quale sono stati effettuati prelievi di organi (polmone e cuore), tessuti e di liquidi biologici, nonché della visione delle video riprese che sono oggi consegnate (documentanti l’aggressione in strada e l’arrivo di Zappone in Questura) e di quelle che consegnate all’esito dell'esame forense del Ct Davide Ortolano (video acquisito dalla squadra mobile il 10 giugno), descrivano i consulenti le lesioni riportate da Zappone in occasione degli eventi accaduti il 3 giugno 2025, stabiliscano le possibili cause delle lesioni medesime, rispetto agli eventi così come documentati; dicano infine se, rispetto alla situazione fisica che Zappone presentava, i soccorsi sanitari siano stati tempestivi (tenuto conto che l’invio in Questura dell’ambulanza è stato chiesto dalla pattuglia volante intervenuta alle 11.10, che la sala operativa ha chiamato il 118 alle 11.15 e che la prima ambulanza è giunta alle 11,28) e ciò anche in relazione all’eventuale stress respiratorio che Zappone potesse avere manifestato. Dicano quanto altro utile a fini di giustizia».

Giustizia che vuole la famiglia Zappone, primo fra tutti il padre Andrea che è sempre più convinto che il figlio poteva anche salvarsi se ci fosse stato un intervento dei soccorsi immediato sul posto. Gli avvocati Carlone e Navelli hanno nominato come loro consulente il professor Adriano Tagliabracci (mentre Palucci ha nominato il dottor Pietro Falco), chiedendo al loro esperto di accertare una serie di questioni piuttosto delicate e fondamentali per raggiungere la verità su quella drammatica giornata. E fra queste quella che riguarda il nesso causale complesso: «Previa visione del video acquisito dalla squadra mobile, concluda se le manovre d’arresto costituiscano causa diretta o concausa efficiente delle lesioni mortali e quale incidenza abbia avuto il ritardo nei soccorsi sul decesso».

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