CALCIO

11 anni dopo, nessuno ha dimenticato Mancini, l' Higuita bianco

Ieri 30 marzo, sui social una pioggia di affetto per l'anniversario della scomparsa di Franco Mancini, preparatore dei portieri del Pescara di Zeman, che lo considerava come un figlio

PESCARA - Era il 30 marzo 2012, vigilia della gara casalinga contro il Bari, quando Franco Mancini morì in casa a Pescara, a causa di un arresto cardiaco, a soli 43 anni.

Portiere iconico di Zemanlandia (a Foggia guadagnò il soprannome di "libero con i guanti" per le sue doti carismatiche di regia dell'intera difesa, e per la capacità a quei tempi poco comune di gestire la palla con i piedi), aveva un rapporto con il boemo quasi da padre-figlio. Per la sua forte personalità era riuscito nel "miracolo" di essere stato amato contemporaneamente dai tifosi del Foggia (che gli hanno fatto intitolare la curva dello Zaccheria) e del Bari, da quelli della Lazio e del Pescara, città dove Mancini come preparatore dei portieri è stato protagonista, assieme a Zeman, della straordinaria cavalcata nella stagione 2011-2012, senza purtroppo riuscire a festeggiare il 20 maggio la promozione in serie A. 

E a Pescara, in questi giorni nei quali si torna a respirare l'aria "zemaniana" di un calcio bello, innovativo e coraggioso, in tanti hanno ricordato con un pensiero, una frase, una foto sui social, l' "Higuita bianco" che è volato via undici anni fa.