Beach volley femminile: la vastese De Marinis al comando dell’Italia

Dalla pallavolo al lavoro nello staff di Nicolai nel 2016. primo direttore tecnico donna nominato dalla Fipav. Ecco la missione Los Angeles
VASTO. Una donna direttore tecnico della nazionale femminile di beach volley. Un’abruzzese, una vastese per la precisione. Che a 54 anni ha l’occasione della vita: guidare l’Italia del beach volley lungo la strada che porta alle Olimpiadi di Los Angeles 2028. Un’occasione che si è costruita con il lavoro e il sacrificio. Caterina De Marinis ha un solo obiettivo: portare a Los Angeles due coppie, qualificarle per le prossime Olimpiadi. Già questo traguardo sarebbe un successo, perché in campo femminile il beach azzurro non è mai arrivato alla manifestazione a cinque cerchie con due coppie. E l’avventura inizia oggi con il viaggio in Messico. Due tornei e poi il Brasile. Inizia dall’estero il cammino olimpico e a guidarlo sarà Caterina De Marinis, il Nicolai delle donne. «Sono orgogliosa dell’incarico (contratto di due anni più due, ndr) che la Fipav mi ha affidato e per questo ringrazio il presidente Manfredi e il consiglio federale. Per chi come me è cresciuta a pane e pallavolo si tratto di un incarico che ripaga di tanti sacrifici e di tanta passione», racconta il neodirettore tecnico delle nazionali femminili di beach volley, «ho iniziato a giocare a pallavolo a Vasto che avevo 13 anni. Una lunga trafila, fino ad arrivare con la prima squadra alla serie A2. Un campionato che non ho fatto a Vasto perché mi sono trasferita a Napoli. Sono stata sette anni e dalla B2 siamo arrivati fino alla serie A1, vincendo campionati su campionati. Ero una schiacciatrice, non troppo alta, ma picchiavo forte. E anche in battuta me la cavavo bene. Per anni ho giocato libero, visto che non sono tanto alta. Poi, sono tornata a Vasto e ho giocato fino a 40 anni». Donna e tecnico. La pallavolo è la vita di Caterina De Marinis che dentro la palestra ha conosciuto e coltivato anche l’amore: è sposata, infatti, con Ettore Marcovecchio, storico allenatore vastese. Che ovviamente ha allenato anche quella che poi sarebbe diventata la futura moglie. Dalla pallavolo al beach volley è un attimo. «Ogni volta che finiva la stagione indoor passavamo alla sabbia. Vasto è una cittadina di mare e il beach volley è praticato. In pratica facevo l’indoor d’inverno e il beach d’estate. De Marinis ha vinto il primo campionato italiano di beach volley (nel 1994) e si è ripetuta nel 2000, in coppia con una giovane Antonella Del Core. «Ho giocato sulla sabbia fino al 2003. Poi dal 2006 sono entrata nello staff di Dionisio Lequaglie, un’istituzione nel nostro movimento, fino al 2010. Nel 2016 sono rientrata nel giro azzurro. Ero la rilevatrice statistica della coppia argento olimpico a Rio 2016 Lupo-Nicolai mentre Ettore (il marito, ndr) era il secondo». Dopo Rio, marito e moglie sono stati scelti dalla Fipav come responsabili del settore giovanile, ma la rivoluzione è arrivata il quadriennio dopo quando, nel 2021 appunto, hanno affidato a lei l’incarico di allenare la coppia (Menegatti-Gottardi) seniores femminile. E il marito? «È diventato il mio assistente. Lo so, sono un’eccezione. Nel mio caso l’andare avanti nella carriera è coinciso con il non aver avuto figli, ci abbiamo provato, ma non sono arrivati. Per altre donne non è così, perché a un certo punto devono scegliere tra la carriera e la famiglia. Invece mio marito, allenatore come me, mi ha incoraggiata. Lo sport è ancora un mondo prevalentemente maschile e anche nel beach farsi spazio ed essere credibili è stato complicato. Pure agli occhi delle atlete. Marta Menegatti all’inizio era scettica, nella sua vita aveva avuto solo allenatori maschi, ho dovuto conquistarmi la sua fiducia». A dicembre l’incoronazione. Due abruzzesi alla guida del beach volley italiano: l’ortonese Paolo Nicolai nel settore maschile e la vastese Caterina De Marinis nella femminile. A lei la federazione ha affidato quattro atlete – Valentina Gottardi, Claudia Scampoli, Giada Bianchi e Reka Orsi Toth. Al termine dei tornei in Messico (un challenge e un elite), a Merida e Cancun, e in Brasile sarà già tempo di scelte. «Io e il mio staff dovremo definire le due coppie e poi iniziare il lavoro che ci dovrà portare alle Olimpiadi». Nello staff ci sono il marito Ettore Marcovecchio, Fabrizio Magi e Francesco De Luca. Il livello del beach volley italiano femminile non di primissima fascia. Non c’è un Nicolai tra le donne. «Diciamo che siamo in fascia media tendente verso l’alto», precisa Caterina De Marinis, «abbiamo grandi margini di miglioramento e proprio per questo motivo ci attende un gran lavoro. A parte la Gottardi, nessuna ha esperienza olimpica. Ci attende un lungo cammino, abbiamo appena avviato un ciclo». Ogni giorno sul campo, ogni giorno tattica e video nel centro federale a Formia, dal lunedì al sabato, quando non ci sono i tornei in giro per il mondo. E la coesistenza con il marito? «In campo decido io, a casa lui. A parte gli scherzi equilibrio e buonsenso risolvono tutti i problemi». L’Abruzzo. Una vastese allenerà una vastese. Sì, perché tra le quattro atlete a disposizione di De Marinis c’è anche Claudia Scampoli, vastese doc, cresciuta al punto tale da meritarsi una chance. «Penso sia un’atleta abile in fase difensiva e anche lei ha margini di miglioramento. Ha qualità ed è destinata a crescere nel rendimento». Due abruzzesi ai vertici del beachvolley che cosa significa? «Tutto e niente. Abbiamo una fascia costiera bellissima in cui si gioca a beach volley. E negli anni abbiamo anche ospitato manifestazioni importanti. Quindi, sono cresciute la passione e la vocazione. E poi – diciamocela tutta - oggi si pratica tutto l’anno e grazie agli sponsor sempre crescenti è una disciplina sportiva che a certi livelli garantisce uno stipendio simile all’indoor. A cui si è avvicinato per la fisicità dei sui atleti e per le giocate. E per di più, rispetto alla pallavolo, secondo me ha di bello che la durata è ridotta, un’ora di gioco al massimo. Ci sono partite di volley che io, addetta ai lavori, faccio fatica a vedere dall’inizio alla fine». ©RIPRODUZIONE RISERVATA