Valeri Bojinov, 34enne attaccante del Pescara

L'INTERVISTA

Bojinov: si gioca a luglio? Bene, punto alla conferma 

«Il virus? In ansia per il mio paese, a Sofia non ci sono le strutture necessarie» 

PESCARA. Corre e suda in spiaggia per tenersi in forma fino a quando non riprenderà il campionato. Valeri Bojinov è come un leone in gabbia, («Mi manca l’odore dell’erba») racconta al Centro, il 34enne attaccante del Pescara, arrivato in biancazzurro poco più di un mese fa.
Bojinov, dove sta trascorrendo la quarantena?
«Sono a casa del mio procuratore, Carlo Di Renzo, e lo ringrazio per l’ospitalità».
L’hotel dove viveva è stato chiuso?
«Ora sì, ma la società mi aveva detto che sarei potuto rimanere. Io, però, calcolando il periodo delicato, ho preferito andare via per non mettere a repentaglio la sicurezza di coloro che lavorano in hotel e il mio agente ha insistito per andare a casa sua. Carlo e sua moglie hanno avuto un cuore grande così e il ringrazierò per sempre».

Bojinov mostra la casacca biancazzurra
Si sta tenendo in forma con gli allenamenti?
«Sì, certo. Faccio due ore di allenamento al giorno, da solo, in spiaggia. Lavoro sulla forza, tono muscolare e corsa. Devo tenermi in forma perché non vedo l’ora di riniziare col campionato. Mi manca l’odore dell’erba, è una cosa brutta vivere questa situazione».
La sua famiglia è preoccupata?
«Sì, perché i miei figli sono in Bulgaria e hanno paura per me e io per loro. Qui la situazione è seria, a Sofia invece l’epidemia non è esplosa. Spero che non accada perché in Bulgaria non ci sono le strutture sanitarie in grado di fronteggiare un problema come il coronavirus».
Il suo ritorno in Italia a distanza di anni non è stato molto fortunato.
«Per quello che sta accadendo a livello sanitario sì, ma io guardo al lato sportivo e dico che il Pescara può rialzarsi. Prima o poi torneremo in campo e lo faremo nel migliore dei modi, anche perché tra un mese tanti dei giocatori infortunati saranno finalmente pronti. Al gran completo potremo dire la nostra, ne sono sicuro».
Si rischia di finire il campionato anche a luglio, lo sa?
«Non è un problema. Il mio contratto scade il 30 giugno, ma io gioco lo stesso. Fisicamente sto bene e mi piacerebbe guadagnarmi sul campo la conferma».
Torniamo indietro di quasi 15 anni. Si ricorda quando fu a un passo dall’Inter?
«Certo, chi se lo scorda: giocavo nella Fiorentina, avevo 20 anni. Un giorno ero a casa e mi stavo riposando dopo l’allenamento e ho ricevuto una telefonata stranissima. Rispondo e dall’altra parte del telefono c’era Marco Branca, l’allora direttore sportivo dell’Inter. Ho riattaccato, pensando a uno scherzo. Dopo 2 minuti Branca mi ha chiamato di nuovo e ho riattaccato ancora. Poi mi ha contattato il mio procuratore, Gerry Palomba, dicendomi: “Valeri, rispondi al telefono, ti sta cercando Branca, il ds dell’Inter”. Allora a quel punto, dopo la terza telefonata, rispondo al ds. Mi aveva chiamato per chiedermi se volevo andare a giocare a Milano: gli ho detto subito sì. La domenica successiva era in programma Fiorentina-Chievo a Perugia, giocavamo in campo neutro, e Branca mi aveva raccomandato di non creare problemi e di stare tranquillo perché a fine partita avremmo concluso il mio passaggio all’Inter. Prandelli, l’allenatore della Fiorentina, dopo una settimana che mi aveva provato nell’undici titolare, mi manda in panchina. Io me la presi e litigai con il presidente. La società mi mise fuori rosa e io non andai all’Inter».
Ha girato tanto. Il giocatore più forte con il quale ha avuto a che fare?
«Ho un rapporto speciale con Nedved. Non ho mai visto un giocatore così: prima di andare all’allenamento si allenava e lo faceva anche dopo la seduta. Pavel non si riteneva un grande giocatore: sosteneva che le sue qualità migliori fossero la corsa e il carattere. Ibra scherzava sempre con Pavel: una volta gli ha detto che se avesse avuto i suoi colpi avrebbe vinto venti Palloni d’Oro. Una sera mi ha invitato a mangiare a casa sua e mi ha fatto sollevare il Pallone d’Oro. Emozione indescrivibile».
Il gol più bello in carriera?
«Sarà quello della promozione in serie A con il Pescara. Spero di andarci perché questa piazza se lo merita. I tifosi sono fantastici e spero di tornare in alto. Anzi, posso fare un piccolo appello?».
Prego.
«Ho visto che il presidente Sebastiani è nel mirino della tifoseria. Non conosco i motivi, ma in questo momento chiedo ai tifosi di starci vicini e di mettere da parte le contestazioni, se vogliamo risalire la classifica».
Lei ha giocato in Inghilterra, Cina, Portogallo, Croazia, Bulgaria, Svizzera e Serbia. Dove si è trovato meglio?
«Arrivare al Manchester City è stata una bella soddisfazione, ma le mie stagioni in Premier sono state sfortunate per via degli infortuni. Ho girato il mondo, ma il posto che mi fa sentire bene è l’Italia. Sono arrivato qui quasi 20 anni fa e mi sento italiano, anche se ho il passaporto bulgaro».
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