Boni : ho dovuto dire no al Campli

“Super Mario” torna a Teramo e dice la sua sul difficile momento del movimento abruzzese e nazionale

TERAMO. Uno dei tornei più antichi d'Italia, il "Lido delle Rose" è stata l'occasione per rivedere in Abruzzo un caro vecchio amico della palla a spicchi, "Super" Mario Boni. «E' sempre bellissimo tornare in Abruzzo che considero come casa mia. Ho vissuto cinque anni tra Roseto e Teramo, ho un pezzo di cuore qui. Ho rivisto tanti amici e sono riuscito a tornare anche a Teramo. Ho rivisto Franco Gramenzi, mi spiace non aver rivisto, invece, Carlo Antonetti. Mi sono preso una birretta nel centro di Teramo, ho fatto un giro per rivedere le case dove ho abitato negli anni biancorossi e sono tornato al PalaSkà. Una grande emozione».

E il torneo? «Sinceramente non sono riuscito a vedere nessun giocatore interessante. Tutti seguono le regole, nessuna follia. Il top scorer ha fatto registrare 12 punti appena, mi sarebbe piaciuto vedere un giocatore, invece, segnare 30 punti». Sabato prossimo Mario Boni compirà 49 anni ma lo spirito e la voglia restano quelle di un ragazzino. «Mi piace dire che compirò 40 anni per la nona volta. L'età dipende dallo stato d'animo. Nella stagione appena conclusa ho avuto qualche problemino ma ora sto bene. Non so fino a quando giocherò, passata una certa soglia è come quando si rinnova la patente, deciderò di anno in anno. Attualmente ho il contratto con Sky ma ho ancora intenzione di giocare».

Ma è vero che le è arrivata un'offerta da Campli? «Tutto assolutamente veritiero. Mi hanno contattato il presidente ed il professor Mazzaufo. La loro proposta mi ha fatto grande piacere ma, dato l'impegno con Sky, un figlio a Montecatini e altri interessi al Nord, non sarei riuscito mai ad allenarmi con la squadra. E questo non sarebbe stato esempio di professionalità da parte mia».

A tale proposito, il basket in Abruzzo lo giudica in salute? «Si risente molto dell'up & down economico. Prima Roseto bene e poi male, ora lo stesso con Teramo ma c'è tanta passione e voglia di fare che permettono di avere sempre realtà emergenti». Teramo rischia seriamente di sparire. «Bisogna sempre dare un occhio alla gestione delle risorse. Tutti, compreso me, devono dire solo grazie a Carlo Antonetti per quello che ha fatto nel corso degli anni. Un mio consiglio è quello di chiudere e ripartire tra uno o due anni in una serie più bassa».

Roseto, invece, pian piano si sta risollevando. «Dopo il fallimento doloroso ha avuto la forza di ripartire quasi da zero con nuove risorse e sta tornando in alto». Per Mario Boni il basket cosa rappresenta? «La vita. E' un dispensatore di energia e gioia. E' dentro di me». A Siena è finito davvero un ciclo? «E' andato via Pianigiani (che ha firmato un biennale col Fenherbace ndr), ci sarà Banchi, un segno di continuità, ma vedo favorita, per l'immediato futuro, Milano che ha un budget incredibile». Perché il basket sta attraversando questo periodo negativo? «Perché c'è una Federazione cieca che, con regole assurde, sta distruggendo le società. E mi riferisco, tra l’altro, ai parametri da pagare e la riforma degli under».

Matteo Falzon

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