Calcio donne, i sassolini nella scarpa del Pescara

14 Maggio 2014

Il presidente Verrigni fa un bilancio del primo anno di attività e denuncia alcune anomalie

PESCARA. Da una parte la soddisfazione per un campionato di vertice al primo anno di attività, dall’altra la delusione per la promozione sfumata all’ultima giornata. Stato d’animo contrastante per l’Asd Femminile Pescara, unica squadra di calcio femminile a 11 di Pescara e provincia. Il presidente Luciano Verrigni ne delinea un consuntivo ed esordisce elogiando le ragazze. «Le nostre giocatrici hanno fatto un campionato grandioso grazie al meraviglioso impegno sul campo coordinato da mister Mario Di Giovanni e al solerte impegno dei dirigenti e collaboratori senza dimenticare l'appassionato sostegno di tanti sostenitori».

Sarebbe stato eccezionale per una matricola vincere il campionato.

«Abbiamo creato dal nulla una squadra. Ci è sfuggita nella ultima gara l'opportunità di andare in serie B e, ora, elaborato il dispiacere torneremo tra qualche giorno a dire ancora la nostra sul campo poiché siamo semifinalisti per la Coppa Abruzzo».

Perché avete giocato l’ultima gara casalinga a Poggio degli Ulivi anziché ai Gesuiti?

«La mancata promozione è dipesa anche dal fatto che siamo stati obbligati all'esilio dal campo dei Gesuiti (e non voglio considerare in questo momento l'aggravio di costi). Contro l'Hatria abbiamo dovuto invertire il campo all'andata e, al ritorno, non abbiamo potuto giocarvi. Contro queste avversarie abbiamo racimolato un solo punto sui sei disponibili. E il campionato l'abbiamo perso per una differenza di soli tre punti. In merito voglio porre una riflessione su qualche incongruenza. Per disputare il campionato di serie C femminile paghiamo canoni al Comune di Pescara come una squadra di Eccellenza ma veniamo, nelle priorità di assegnazione dei campi, considerati alla pari di squadre di Terza categoria maschile, ben quattro categorie al di sotto. Devo aggiungere, poi, che secondo quanto prescritto dalle norme, le ultime tre gare di calendario si sarebbero dovute giocare a orario ufficiale e noi le due precedenti partite non l'abbiamo disputate all'orario ufficiale. Nell’ultima di campionato alle ore 16,30 il campo era a disposizione per la gara Orione-Dinamo, due squadre pescaresi di Seconda categoria impegnate in una gara senza alcuna valenza di classifica; impossibile giocare alle 11 - orario difforme ma fissato dal comitato regionale - perché a quell'ora aveva la priorità il Rugby; né alle 18,30 – come concessoci dal Comune ma non autorizzato dalla Figc – perché avremmo giocato sapendo del risultato della diretta concorrente per la promozione l'Audax Palmoli».

Solo un episodio occasionale? «Macchè», i risponde il presidente Verrigni, «un'altra gara che può corroborare quanto di dilettantistico ho verificato è la terzultima gara disputata a Cupello con la Pro Vasto. Lì è successo l'incredibile. Dovevamo giocare alle 11 e l'arbitro designato non si è presentato; i dirigenti vastesi hanno tempestato di telefonate il Pronto AIA, ed io con loro, ma non si riusciva a capire da dove e quando poteva arrivare un sostituto. Con un paio d'ore di ritardo è arrivato finalmente un direttore di gara salutato gioiosamente da alcuni dirigenti del Palmoli presenti sugli spalti e interessati a un nostro passo falso. Conoscevano questo arbitro poiché era, guarda caso, della vicina Palmoli e lì, in un paese di meno di mille abitanti, ci si conosce tutti. La gara ha preso subito un verso positivo per noi con una doppia segnatura e questo arbitro, evidenzio per correttezza, è risultato impeccabile».

Il presidente della Femminile Pescara prende fiato e continua: «Cosa che non successe in quel di Lanciano, dove un direttore di gara, decisamente poco garbato, volle dimostrarlo, mandando in pubblico - con espressione chiara e gesto inequivocabile - a quel paese il nostro accompagnatore».

Vuole sottointendere che la Femminile Pescara è stata osteggiata?

«La situazione a mio parere è ben più grave. Essendo poche le squadre femminili e con limitato numero di dirigenti e atlete, queste squadre godono marginalmente delle doverose attenzioni degli amministrativi del comitato regionale che - agli effetti - non si dimostra strumento al servizio delle società ma entità di potere rispetto a queste. Il delegato regionale Mauro Castagna quando gli ho prospettato le situazioni appena riferite ha affermato che non erano di sua competenza e, in presenza di vari testimoni, domenica scorsa ha anche tenuto a precisare che "il calcio femminile è e resterà inferiore rispetto a quello maschile". Essendomi mostrato interdetto per tale affermazione questo dirigente, che è il rappresentante del calcio femminile in Abruzzo, ha voluto ribadire il concetto aggiungendo un inequivocabile "sempre"».