Chieti

Chieti Calcio e Wip Finance: dallo stadio da 30 milioni al progetto Teti, crollato il castello di promesse

22 Ottobre 2025

La Wip Finance, società svizzera proprietaria dell’85% delle quote del Chieti calcio, puntava ad acquisire il gruppo della ministra del turismo Daniela Santanchè, poi l’operazione è saltata. Da ieri la Wip Finance «è sciolta a seguito del fallimento pronunciato con decisione della Pretura del distretto di Lugano». Il presidente neroverde Di Labio tranquillizza i tifosi: «Non temiamo contraccolpi, ci sono gli sponsor»

CHIETI. Il rumore delle manette, scattate ad agosto in Svizzera, è il sottofondo di questa storia fatta di annunci faraonici e di progetti a sei zeri, di presentazioni alla Camera dei deputati e di affari saltati con aziende del gruppo di un ministro. La Wip Finance, società elvetica proprietaria dell’85% delle quote del Chieti calcio, travolta in estate dall’arresto degli ex manager per truffa, appropriazione indebita e riciclaggio, da ieri «è sciolta a seguito del fallimento pronunciato con decisione della Pretura del distretto di Lugano». È scritto così sul «Foglio ufficiale di commercio del Canton Ticino». Ed è la fine di un progetto che mirava a rivoluzionare lo sport in Abruzzo ma che, con il passare dei mesi, si è dimostrato un castello di carta costruito su fondamenta fin troppo fragili.

Le conseguenze del crac? Gli attuali vertici del club calcistico potrebbero perdere la gestione del Chieti. La quasi totalità delle quote, infatti, passerà nelle mani di un curatore fallimentare, che dovrà decidere le prossime mosse. Intanto, il presidente teatino Gianni Di Labio interviene pubblicamente solo all’indomani della notizia del fallimento della Wip pubblicata dal Centro: non entra nel merito delle vicende, non chiarisce quali saranno i prossimi passaggi, non spiega cosa ne sarà di quelle quote ora congelate. Ma ci tiene comunque a rassicurare i tifosi, al punto da affermare testualmente: «Non temiamo contraccolpi. La gestione economica è affidata a flussi di cassa garantiti dagli sponsor. Non credo che quel fallimento possa intaccare il futuro della società né creare disagi». Insomma: è un tentativo di prendere le distanze da quella stessa Wip Finance di cui il patron neroverde Altair D’Arcangelo, teatino di Brecciarola come Di Labio, si era definito pubblicamente procacciatore d’affari.

Per riepilogare questa storia bisogna tornare indietro al 9 settembre 2024, quando il nome della Wip Finance viene accostato per la prima volta a quello del Chieti per bocca del presidente Di Labio. «Nelle prossime ore», è il suo annuncio, «il consiglio di amministrazione di Wip Finance si riunirà per discutere gli investimenti strategici. Questo progetto non è solo un’opportunità economica, ma un’occasione per rafforzare una comunità basata su valori solidi: inclusività, rispetto reciproco e un ambiente accogliente. Costruiremo qualcosa di grande». Tempo qualche giorno e arriva un nuovo, clamoroso annuncio: «Wip ha deliberato un aumento di capitale sociale per un ammontare di due milioni di euro, che verranno sottoscritti entro il 30 novembre 2024, con l’obiettivo di rafforzare la struttura patrimoniale della società e sostenere il progetto di crescita». Il 28 settembre, siamo sempre nel 2024, si inizia a parlare della cittadella dello sport e, il giorno successivo, Di Labio comunica l’acquisizione di un immobile da destinare al progetto Teti, un centro polifunzionale con «unità residenziali e aree comuni per favorire l’interazione tra gli atleti, aule didattiche dotate delle più recenti tecnologie per la formazione accademica e professionale, una palestra con attrezzature d’avanguardia, ottimizzate per massimizzare le performance fisiche, una spa pensata per il recupero fisico e il benessere, completa di saune e bagni turchi». Ma il presidente non si limita a illustrare il progetto e afferma con orgoglio: «Lo sport è un veicolo universale per trasmettere valori come la solidarietà, il rispetto e l’inclusione».

Da ieri, a sentire Di Labio, Wip Finance sembra un’entità completamente slegata dal Chieti. Eppure basta riavvolgere il nastro al 4 ottobre dello scorso anno e qualche dubbio comincia a insinuarsi. «Io non sono il proprietario della società», dice D’Arcangelo, «il Chieti calcio appartiene agli investitori di Wip Finance. Il mio compito è quello di portare valore a chi mi ha dato fiducia e mandato, e lo faccio nella veste di business developer, colui che identifica opportunità di crescita e sviluppa strategie per espandere l’influenza del progetto. Il nostro obiettivo non è brillare, ma costruire». I tempi sono maturi per spingersi oltre e iniziare a fantasticare di un nuovo stadio. La capienza da 3.999 posti non accontenta il patron. «Sebbene l’Angelini abbia una storia importante», scandisce Altair, «vogliamo guardare al futuro con un impianto moderno, sostenibile e in grado di ospitare eventi a livello nazionale e internazionale». Si parla di un progetto da 30 milioni di euro. Ma tranquilli, è il senso del messaggio del patron, ci pensa la società svizzera: «Wip Finance è pronta a versare l’equity necessario per la costruzione, abbiamo individuato nel Villaggio Mediterraneo la destinazione. Stiamo ragionando su uno stadio ecosostenibile in legno». Segnatevi quest’altra data: 30 ottobre. Il progetto Teti sbarca a Montecitorio. Ed ecco la benedizione del ministro Andrea Abodi, che chiede scusa per la sua assenza fisica e dice in un video: «Questa esperienza è uno spunto e un esempio: merita di essere supportata».

Arriviamo così al 2025. A gennaio l’inchiesta di Report svela che la Wip vuole comprare Visibilia dalla ministra del turismo Daniela Santanchè. Viene addirittura annunciato un accordo per cedere il 75% al prezzo di 2,7 milioni di euro. L’operazione salta perché, a marzo, la Consob svizzera commissaria la Wip.

Intanto a Chieti, dopo che la procura apre un’inchiesta sui flussi di denaro intorno alla società neroverde, lo stesso presidente afferma davanti ai tifosi: «È tutto tracciato, ben vengano i controlli delle autorità giudiziarie. Siamo un libro aperto: non abbiamo nulla da temere o nascondere». L’annunciata solidità economica inizia a scricchiolare con i vecchi debiti non pagati e gli incassi delle partite pignorati. Ad aprile il Chieti non salda la bolletta del gas e al contatore dello stadio Angelini scattano i sigilli.

Il resto è storia recente. Ad agosto gli ex manager della Wip, Jane Lepori Sassu e Adamo Trane, finiscono in carcere. Gli investigatori elvetici – la cui attenzione si è concentrata in particolare sulla società Horizon, appartenente alla galassia del duo sott’inchiesta – ipotizzano anche un legame tra i due manager e l’indagine Moby Dick, una presunta frode carosello sull’Iva da 1,3 miliardi di euro che, per la procura europea, coinvolge clan di mafia e di camorra. Due giorni fa, la notizia del fallimento. Il castello di promesse è crollato. Definitivamente.