Chieti ringrazia il suo pararigori

29 Ottobre 2013

Robertiello ha salvato i neroverdi contro il Messina: «Stavolta è andata bene»

CHIETI. Non si definisce un pararigori, ma ora sembra averci preso gusto. Due rigori su due parati in nove partite: altro che chiacchiere, Piero Robertiello è diventato uno specialista dagli undici metri. Il numero uno del Chieti aveva già ipnotizzato Zampaglione della Vigor Lamezia e due giorni fa si è ripetuto con Corona del Messina. Dice di pararne uno o due all’anno, pochi ma buoni: due anni fa, quando difendeva la porta della Paganese, ne parò uno a Gattari del Lamezia nel ritorno della semifinale play off.

E se domenica non avesse parato quel rigore su Corona, i neroverdi oggi sarebbero terzultimi in classifica. «Il segreto è saper leggere le intenzioni dell’avversario», rivela il portiere campano, «perché già da come un attaccante posiziona la palla sul dischetto, si può intuire dove calcia. Ma il più delle volte è una questione di fortuna e di istinto. Ho scelto l’angolo giusto, mi sono buttato sulla sinistra ed è andata bene. Devo ringraziare anche il preparatore dei portieri Tuccella perché in allenamento mi fa lavorare sempre sui rigori e, insieme, cerchiamo di studiare come calciano gli avversari. Speriamo che sia una parata decisiva per il campionato, ma avrei preferito non neutralizzare il rigore e parare quel colpo di testa di Chiaria valso il pareggio».

Sarà che al Chieti mancava da diversi anni un portiere in grado di garantire sicurezza tra i pali, sarà per la sua bravura sui calci di rigore, sta di fatto che tra Robertiello e la tifoseria teatina è subito nata una forte empatia. «Mi sono subito innamorato dei tifosi del Chieti quando venni a giocare all’Angelini la finale play off con la Paganese e vidi la curva Volpi piena. Questa è una delle piazze più importanti del girone. Dopo aver parato il rigore a Corona, mi sono girato verso i tifosi per incitarli a continuare a darci una mano perché eravamo in difficoltà: vedere tanto pubblico è sempre uno stimolo in più per fare bene, purtroppo non siamo riusciti a vincere».

E qui viene fuori la doppia faccia del Chieti che gioca solo per un tempo, passa in vantaggio e si chiude in difesa rinunciando a giocare (è successo anche con l’Aversa, ma lì c’era l’attenuante dell’inferiorità numerica, e a Teramo dove però i neroverdi erano in piena emergenza). Con il Messina, zero alibi. E qualcuno comincia a pensare che il Chieti sia troppo catenacciaro. «Non è una predisposizione tattica, anzi il mister ci dice sempre di giocare per vincere», replica Robertiello, «penso sia sola una cosa inconscia perché spesso ci abbassiamo troppo e buttiamo avanti palloni senza gestire la partita e appoggiarci sull’attaccante per guadagnare secondi. Ma fidatevi, quello con il Messina è un punto importantissimo perché poteva andare molto peggio. Viviamo di alti e bassi perché ci manca la determinazione giusta per fare quel salto di qualità indispensabile per risalire la china ma il campionato è equilibrato e la classifica corta. Ci serve solo continuità di risultati».

Domenica a Sorrento non ci sarà l'attaccante Cinque che, diffidato, è stato ammonito e oggi verrà squalificato dal giudice sportivo. Per la società neroverde si prevede anche una multa per il lancio di petardi dalla curva Volpi durante Chieti – Messina.

Giammarco Giardini