Coraggio, parate e lacrime: Plizzari finisce nella storia

foto di Giampiero Lattanzio
Salva la porta in più occasioni, si infortuna, piange e resta tra i pali zoppicando: «Qui sono rinato e devo tutto a questa città. La vittoria è un segno del destino»
PESCARA. Chi dimentica il passato è destinato a riviverlo. Anni grigi, passati tra panchina e tribuna, tra Livorno, Reggina e Lecce, dopo il periodo dorato nelle giovanili del Milan. Alessandro Plizzari a 17 anni aveva già la carta d’identità del campione, ma, poi, si è trovato subito a fare i conti con i campi della provincia. A Pescara in tre anni è tornato grande, ricominciando da zero e con grande umiltà si è ripreso la scena. Tuffarsi può sembrare pericoloso, ma è più avvilente rimanere perennemente a sul bordo della piscina a commentare la temperatura dell’acqua. Il portierone, invece, di rimuginare sul passato, si è gettato sul presente e, soprattutto, sul futuro ed è stato ricompensato. Ha parato tutto, è stato il migliore dei suoi, ma il lievito della sua rinascita è stato il coraggio. Coraggio di restare in campo da infortunato dopo l’ennesima prodezza nella finale con la Ternana.
Ha stretto i denti, ha giocato con un brutto infortunio alla gamba per tutto il secondo tempo supplementare. «Ragazzi, per favore, aiutatemi! Non riesco a fare tutti i movimenti», ha gridato ai suoi compagni di squadra durante quegli interminabili minuti che separavano il Delfino dalla gloria. Poi la lotteria dei rigori e la battuta di Baldini: «Barcolla e lamentati più di quello che devi, così i nostri avversari penseranno che il tuo infortunio è più grave». Plizzari resta a bocca aperta, sorride, si fa massaggiare dai fisioterapisti, che maneggiano quel polpaccio malandato come un prezioso swarovski.
Il portierone va tra i pali, sospira e inizia la lotteria dei rigori, poi scrive la storia con le sue parate facendo piangere nell’ordine Ferrante, Casasola e Donnarumma. «Per me questa promozione significa tanto, qui a Pescara sono rinato».
Plizzari piange a dirotto e abbraccia Silvio Baldini, che lo accarezza e lo bacia come si fa con i figli. «Sono felice di aver aiutato questa città, non so cosa dire, sono felicissimo», continua il 25enne portiere del Pescara. «Questa vittoria è il segno del destino non lo so, ho cercato di non mollare perché si è creato un gruppo raro, non avrei dovuto mollare perché avrei avuto il rimpianto tutta la vita», allontanando gli spettri del passato. «Devo capire ancora che cosa sono riuscito a fare per la squadra e la città. Abbiamo meritato la vittoria e la promozione in serie B è il giusto premio dopo una stagione bellissima».
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