Dalla Marty alla Pitagora: gli anni ruggenti di Pescara in serie A

L’epopea rosa pescarese nella pallacanestro italiana. Due le promozioni con coach Marcello Perazzetti: «Epoca magica con un gruppo locale». (Nella foto, la Varta Pescara neopromossa in A1 nel 1981)
PESCARA. Una storia unica nel suo genere quella che lega a doppio filo la città di Pescara e la pallacanestro femminile. Mentre oggi la Yellow Wave, dopo la promozione in serie B, continua a stupire nel campionato cadetto stazionando nella vetta del girone B insieme al Basket Roma (con cui ci sarà lo scontro diretto il prossimo 10 gennaio), in riva all’Adriatico ci sono tanti appassionati che sperano di rivivere momenti speciali come quelli della pallacanestro rosa che portò Pescara ai massimi livelli tra gli anni Settanta e Novanta.
LE ORIGINI Tutto parte nella stagione 1968/69 quando il Gruppo sportivo Basket Pescara vide la luce, targata Sci, sotto la regia tecnica di Renato Poretti, partecipando e vincendo al primo colpo il campionato di Promozione. Si arriva subito in serie B e in cadetteria le pescaresi restano diversi anni, consolidando sempre più un movimento in espansione, mentre la città di Pescara si appresta a vivere una parentesi di successo in varie discipline sportive. Si gioca all’aperto, al Circolo Canottieri in un clima misto di romanticismo e passione. Nel 1971 è inaugurato il “Capannone” di via Pepe e, l’anno successivo, diventa presidente Giovanni Stante, industriale nel campo dell’abbigliamento e inizia la parentesi griffata Marty. Poretti e Cosentino si alternano in panchina, prima dell’arrivo dell’eroe dei due mondi cestistici, il prof. Marcello Perazzetti che, in un anno, riesce nell’impresa di portare il Pescara femminile in serie A.
LA PRIMA PROMOZIONE È la stagione ’76/’77. Tra le giocatrici c’è una giovanissima Amalia Pomilio, conosciuta come Malì, mamma di Simone Fontecchio. Con la sorella Maria Vittoria raccoglie il testimone sportivo di papà Vittorio. «Fu una scommessa stravinta», ricorda lo stesso Perazzetti. «Facemmo un gruppo di ragazze tutte di Pescara o, al massimo, delle città limitrofe, promuovendo tanto il basket soprattutto nelle scuole per trovare ragazze alte da valorizzare sotto canestro. L’età media non superava i 18 anni». Ne facevano parte anche Palombarini, Mariotti, Mezzanotte, Perugini, Daniela e Fabrizia D’Ambrosio per citarne alcune. Per tre stagioni si restò nella massima serie. Poi lo scivolamento in A2 con lo sdoppiamento del campionato, che limitò i posti nella massima serie.
L’ANNO MAGICO Il purgatorio in A2 dura solo un anno, nel frattempo in società entra il notaio Nicola D’Ambrosio, assistito dallo stesso Vittorio Pomilio, mentre il nuovo main sponsor è la Varta Pile. Un anno talmente memorabile che Pescara chiude solo con una sconfitta (25 successi in 26 gare). «Perdemmo a Napoli», ricorda Perazzetti. «Usciti dalla palestra Collana al Vomero, riprendiamo subito il pullman per tornare a casa quando, ad un certo punto, l’autobus sbanda. Tutti pensiamo ad una foratura, così mesti scendiamo per vedere. Ma le gomme erano apposto. Poco dopo vediamo tante macchine sulla tangenziale correre all’impazzata. Era il 23 novembre 1980 e a pochi chilometri si era appena registrato il tragico terremoto dell’Irpinia. S’immagini noi in Campania, senza cellulari, mentre inizia a spargersi la voce dei danni causati dalla scossa». Anni di passione e professionalità, ma non per questo meno difficili. «C’era tanta passione, specie nel reclutamento. Le nostre categorie giovanili arrivavano sempre nelle finali nazionali, mentre si organizzavano tornei da dove pescare qualche elemento interessante per rinnovare un gruppo comunque molto forte. Ovviamente ci si allenava all’aperto e d’inverno non era facile, al Circolo Canottieri prima e al “Capannone” di via Pepe poi. In pochi anni il nostro movimento contava oltre 100 iscritte, numeri che oggi molte società si sognano». Ma anche aneddoti, che a ripensarci, raccontano molto del tempo. «Una volta dovevamo giocare a Trapani e serviva prendere l’aereo da Roma. All’altezza di Bussi, uno dei pulmini da nove posti fora, così caricai alcune ragazze in macchina mia per arrivare in tempo a Fiumicino. Le altre furono costrette a fare autostop e fortunatamente ci fu un camionista che doveva andare proprio a Roma e le fece salire. Pazzesco a ripensarci ora».
IL NUOVO PALAZZETTO Il 1981 porta in città diverse novità. Prima di tutto il palazzetto nuovo. Il 18 ottobre c’è il taglio del nastro al PalaElettra. «Alle 11 fu inaugurato, perchè poi alle 15 c’era la diretta televisiva sulla Rai della gara d’esordio contro la Geas». E poi Pescara inizia a vedere le prime straniere in squadra: la prima in assoluto fu l’ala/centro Sofija Pekic, capitana della Nazionale jugoslava che conquistò il bronzo alle Olimpiadi di Mosca 1980, oltre a diverse medaglie negli Europei. Poi fu la volta della finlandese Lea Akala (’83/’84), la statunitense Jackson nella stagione successiva, mentre con la connazionale Claire Cummings il Pescara, che nel mentre è targato Despar, retrocede in A2 con Lo Giudice in panchina (Perazzetti nel 1984 lascia la femminile per passare agli uomini). A fine stagione Malì Pomilio saluta Pescara per la Primigi Vicenza (A1) con la quale vinse subito due campionati, proseguendo una carriera di successo anche in maglia azzurra (119 presenze con l’Italbasket). Con il marchio Despar, Pescara vive la serie A2 fino al 1992 sotto la regia di vari tecnici tra cui Pizzirani, lo stesso Poretti, Di Martino e Schiazza.
L’ASCESA DELLA PITAGORA Nel mentre, da un sogno visionario della professoressa Lucia Canta, in città nasce una nuova squadra di basket femminile dell’Istituto Paritario Pitagora. «Facevamo educazione fisica», raccontò la stessa Canta in un’intervista della collega Simona De Leonardis al Centro, «e nacque prima una squadra di calcio, iscritta alla Terza categoria, e poi una di basket. Mi ricordo che una delle nostre studentesse giocava nel Roseto basket, fu lei a proporre l’iscrizione nel campionato di Promozione. C’erano altre tre quattro ragazze che giocavano con la Yale e abbiamo iniziato. Tra le prime ricordo Nicoletta Mariotti». Una scalata verticale dalla Promozione fino all’Europa. «Andò che un anno dietro l’altro vincemmo fino ad arrivare in A1 (nel 1991, ndr). Io sempre in panchina, in tutte le trasferte, che facevamo con il pulmino Mercedes della scuola Pitagora. E da una squadra studentesca siamo diventata una squadra europea». Infatti nel ’92/’93 la Pitagora arrivò ai quarti di finale di Coppa Ronchetti, perdendo contro l’Olimpia Poznan (Polonia). Poi tutto finisce perché «era diventata una cosa troppo grande, da sola non ce la facevo più». Ma il sogno di rivedere la serie A in città è più forte che mai.

