Del Grosso si ritira, ma rilancia: farò l’allenatore 

Il difensore dopo 20 anni tra A e B saluta e guiderà il Pescara under 16: «Mi ispiro a Luis Enrique»

PESCARA. La vita è tutto quello dove ci metti passione, il resto è solo tempo che passa. Cristiano Del Grosso ha messo passione sui campi da calcio per tanti anni, ora è giunto il momento di mettere passione altrove per evitare che il tempo passi inutilmente. Il 38enne terzino di Giulianova, dopo oltre 20 anni di carriera, 10 stagioni in A e 360 presenze tra serie A e B, ha deciso di mettere in bacheca gli scarpini per iniziare la carriera da allenatore. Quest’anno l’ultima stagione l’ha fatta a Caserta e dal prossimo anno dirigerà il Pescara under 16. Del Grosso è partito da Giulianova ed è atterrato a Pescara dopo aver indossato le maglie di Ascoli, Siena, Cagliari, Atalanta, Bari, Venezia e Spal.
Del Grosso, come mai ha deciso di chiudere la carriera da calciatore?
«Fisicamente avrei potuto continuare a giocare, ma, oltre alla corsa, serve anche la testa. Quando le motivazioni vengono a mancare, è meglio smettere. Probabilmente, dopo la fine della stagione con la Casertana, la lunga sosta da maggio ad agosto mi ha un po’ condizionato. Non avevo più voglia di ritornare in campo a giocare e, siccome ho bisogno di stimoli, preferisco intraprendere la carriera da allenatore e sono felice di iniziare nel settore giovanile del Pescara».
Cosa le mancherà del calciatore?
«La vita dello spogliatoio, la condivisione, l’adrenalina dell’ingresso in campo e del vivere la partita».
Perché ha deciso di allenare e che tecnico sarà Cristiano Del Grosso?
«Ho scelto di fare l’allenatore perché credo che sia la figura a me più vicina per come intendo il calcio. A me piace vivere il campo e cercare di insegnare qualcosa, specie ai più giovani. Per me l’allenatore è anche sinonimo di educatore e tirare fuori il massimo da ogni calciatore sarà la mia missione. Parto dal basso, voglio imparare facendo la gavetta come mi è capitato da calciatore».
Facciamo un salto nel passato. I ricordi più belli da calciatore?
«L’esordio in serie A. Giocavo nell’Ascoli e debuttai a 22 anni contro il Milan di Shevchenko, Inzaghi, Kakà e Pirlo. Non dimentico gli anni all’Atalanta, le tre vittorie a San Siro contro Inter e Milan, ma anche le promozioni in A con Siena e Spal e poi il mio arrivo a Pescara e quella semifinale play off persa contro il Verona. Indossare la maglia biancazzurra è un sogno che avevo fin da bambino, ovvero da quando mio padre mi portava allo stadio Adriatico, e sono riuscito a realizzarlo».
In carriera quali sono stati gli avversari più difficili da marcare?
«Luis Figo, Mauro Camoranesi e Juan Cuadrado».
A quale allenatore si ispira?
«A me piace molto l’idea di calcio di Luis Enrique e del suo 4-3-3, ma prenderò spunto anche da altri allenatori che ho avuto, tipo Antonio Conte, ma anche da altri tipo Marco Giampaolo».
Parliamo del presente. Il Pescara riparte dalla C, che squadra sta nascendo?
«Vedo un bel progetto. Gli acquisti fatti finora mi piacciono e credo che il Pescara possa puntare alla promozione in serie B. E’ stato preso un tecnico esperto come Auteri e che ama il calcio offensivo. Ci sono tutti i presupposti per fare un grande campionato, ma serviranno fame e mentalità vincente».
©RIPRODUZIONE RISERVATA