Estiarte: io e Guardiola, un’altra sfida da vincere

L’ex campione di pallanuoto ancora al fianco del tecnico approdato al Bayern: «Qualche contatto con il Milan e con il Brasile, ma siamo finiti a Monaco»

PESCARA. Ancora insieme, Pep Guardiola e Manuel Estiarte. Quello che viene considerato il miglior allenatore al mondo non rinuncia all’amico. E viceversa. Quello che era il Maradona della pallanuoto è diventato l’uomo della comunicazione, prima del Barcellona e poi del Bayern. Anche Manuel Estiarte, 51 anni, spagnolo di Manresa trapiantato a Pescara dove ha messo su famiglia, ha appena iniziato l’avventura nel club campione d’Europa. E al Centro racconta retroscena e prospettive del matrimonio Guardiola-Bayern dopo l’anno sabbatico trascorso dal tecnico catalano a New York.

Estiarte, è pronto per la nuova avventura?

«Sì, sono carico. Anzi, siamo molto carichi».

Sempre al fianco di Pep Guardiola.

«Certamente, nel calcio ho iniziato con lui e vado avanti con lui».

Guardiola al Bayern, quando è stato celebrato il matrimonio?

«Qualcosa ho capito a metà ottobre. Mi ha fatto intendere che gli piaceva. Poi, a dicembre me lo ha detto chiaramente: “Manuel, andiamo al Bayern”. E così è stato».

Anche lei parla già il tedesco?

«Mi sto applicando. Pep, invece, è avanti. Sfido chiunque a imparare il tedesco in così poco tempo come ha fatto lui. E’ un coccione».

Lei che cosa farà al Bayern?

«Le mansioni sono uguali a quelle che svolgevo al Barcellona: tutto quello che riguarda la comunicazione e il marketing della prima squadra passerà per le mie mani. In pratica, Pep darà le linee guida e io cercherò di applicarle».

Guardiola al Bayern, ma ci sono stati tanti corteggiamenti in questi mesi.

«Sì, tante squadre lo hanno cercato. Ma con convinzione solo il Bayern».

Il Milan?

«Qualche contatto, qualche caffè. Ma Pep è andato al Bayern».

Si era parlato anche della nazionale brasiliana.

«Quella forse poteva essere l’unica possibilità in grado di fargli interrompere l’anno sabbatico. Gli sarebbe piaciuto moltissimo allenare i verdeoro nel Mondiale che si giocherà in Brasile».

Bayern-Guardiola, un fulmine a ciel sereno?

«A Pep è sempre piaciuto il Bayern, per storia e potenzialità. E poi l’Allianz Arena. Lui è rimasto estasiato quando è entrato in quello stadio la prima volta. Penso che abbia influito anche il fascino di quell’impianto nella scelta».

Il Bayern ha già vinto tutto, Guardiola ha tutto da perdere...

«Ma Pep non ragiona in questi termini. E comunque a dicembre, quando ha firmato, il Bayern non aveva ancora vinto».

E allora qual è la sfida?

«Continuare a vincere, facendo la storia. Restare ad alti livelli è più difficile che arrivarci. La sfida è aprire un ciclo. Nella storia tutti ricordano il Santos di Pelè, l’Ajax, il Milan di Sacchi e il Barcellona di Pep. Tutti hanno vinto, ma solo questi club hanno lasciato il segno nel tempo. Pep vuole fare la storia a Monaco di Baviera».

Non sarà facile.

«Lo so, e lo sa anche lui. Tutti lo aspetteranno la varco».

Riproporrà il tiqui-taca modello blaugrana?

«Copiare il Barcellona è impossibile. Però, chiaramente la filosofia è quella. E il possesso palla è alla base del calcio di Pep. Ovviamente, con tutte le evoluzioni del caso, visto che il parco giocatori ha caratteristiche diverse».

Come avete vissuto la doppia sfida Bayern-Barcellona di Champions League?

«Nella gara d’andata lui era a New York e io a Pescara. Eravamo collegati, ci siamo scambiati opinioni durante la partita. Invece, la gara di ritorno è capitata a cavallo di due conferenze che Pep ha tenuto a Bogotà e a Buenos Aires. Eravamo in una sala riservata dell’aeroporto di Bogotà».

E lo stato d’animo?

«Il Bayern era al massimo del suo stato di forma e il Barcellona senza Messi...».

Guardiola in Italia è utopia? «Chissà, un giorno... A lui piacerebbe tornare in Italia».

E il Barcellona?

«E’ appena andato via... Chissà, un giorno. Pep è relativamente giovane».

Intanto, ci sarà subito Guardiola contro Mourinho, ad agosto, nella Supercoppa europea visto che Bayern e Chelsea si contenderanno il titolo.

«Il massimo per voi giornalisti».

I rapporti sono pessimi; Iniesta ha sparato a zero su Mou ultimamente.

«Mica ne ha combinate una o due! Ha messo un dito in un occhio di Villanova, ogni volta un lamentarsi dell’arbitro. Ogni partita una guerra, non è possibile! In Spagna si era creata un’atmosfera irrespirabile».

Anche nella nazionale iberica.

«Vero, roba di un paio di anni fa quando la rivalità tra Real e Barcellona era al massimo. Se non ci fosse stata quella telefonata tra Casillas e Xavi...».

Quella in cui i due capitani hanno stemperato le tensioni.

«Proprio così. Si era perso il senso della misura. Ogni sfida Real-Barcellona era una guerra e più che avversari eravamo nemici».

Tutta colpa di Mourinho?

«E chi altrimenti? Sarà un caso, ma dopo quella telefonata chiarificatrice con Xavi sono iniziati i problemi di Casillas con l’allenatore che poi lo ha fatto fuori dall’undici titolare».

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