Basket

Federica Ciampoli si racconta: «Mi piaceva danzare, il basket mi ha scelta»

24 Novembre 2025

Da Francavilla fino agli scudetti a Schio e alla Nazionale: «Quest’anno ho fatto i mondiali over 45, è stato magico»

Una passione nata quasi per caso, quella per la palla a spicchi che la porta da Francavilla fino al tetto d’Italia con Schio e, soprattutto, con la Nazionale azzurra di cui fu anche capitano. Federica Ciampoli ha rappresentato l’Abruzzo sportivo ai massimi livelli. E il prossimo 2 gennaio sarà anche tedofora della fiamma olimpica che passerà a Pescara. «È stata una notizia bellissima e che non mi sarei mai aspettata», commenta Ciampoli. «Un grande grazie va al presidente regionale Fip Francesco Di Girolamo che ha caldeggiato la mia nomina. Sono contenta perché per ogni atleta professionista il sogno è andare alle Olimpiadi e, sebbene ai miei tempi la nazionale di basket non ne ha avuto la possibilità, sono felice in qualche modo di partecipare alla cerimonia».

Eppure Ciampoli-Italbasket è stato un connubio difficile da spiegare in poche parole, essendone anche capitano negli Europei del 2007 a Chieti. «La canotta azzurra è stata la mia seconda pelle, l’ho indossata dalle selezioni giovanili fino alla squadra A (esordendo nel 1999 contro la Russia, ndr). Quando giocavo con l’Italia sembrava che avessi dei superpoteri, quella maglia ti dà tanto». Che avesse una marcia in più, l’atleta di Francavilla se ne accorge subito. «Io volevo fare la ballerina, adoravo la danza, ho ancora conservato il tutù comprato da mia madre. Poi mi sono dedicata alla ginnastica, eppure non avevo l’elasticità necessaria per proseguire, così mio padre pensò di portarmi ad un allenamento di basket con la Despar Pescara. Avevo circa 10 anni e ricordo che schiacciavo a canestro, avevo trovato il mio sport».

Poi il passaggio alla Pitagora Pescara, prima di un camp estivo che le cambia la vita. «Come premio per l’esame di terza media, ebbi la possibilità di partecipare a questo camp sull’Appennino toscano e tra gli osservatori c’erano anche alcuni del Parma che reclutavano i migliori prospetti. Mi convocarono per un secondo raduno e decisero di prendermi. Praticamente pensavo di iniziare le superiori a Pescara, invece mi trasferii a Parma».

Una trafila verticale fatta di tanti successi a livello giovanile fino all’esordio in serie A. «È stata un’esperienza unica, quasi una seconda famiglia. A Parma sono cresciuta come atleta e come donna ed ho ricevuto la mentalità vincente dei campioni». Però quelli sono gli anni del dominio di Schio. «Quando andai a Schio per molti fu un colpo ed io stessa non ero abituata a lasciare una realtà dopo tutti quegli anni. Volevo vincere anche a livello senior e, al primo tentativo nel 2006, conquistai lo scudetto e quello resta il momento più bello della mia carriera».

Con le venete avrebbe vinto un altro campionato, oltre a una Supercoppa e a un Eurocup, partecipando anche in Eurolega. Nel 2009, poi, la decisione di riavvicinarsi a casa. Un anno con il Cus Chieti prima di appendere le scarpe al chiodo. «Sono tornata a casa perché a Francavilla lavorava il mio ex marito e poi avevo la mia famiglia qui». Non prima di aver conseguito la laurea in Economia e commercio nell’ateneo parmense. «Mentre giocavo, ho deciso di studiare, come se fosse una valvola di sfogo tra gli allenamenti e le gare. Fu una scelta azzeccata».

Oggi Ciampoli lavora nella pubblica amministrazione e si dedica a tempo pieno per il figlio. «Ha 11 anni ed è innamorato della pallavolo. Ho provato a trasmettergli la passione per il basket, ma nulla da fare (ride, ndr). L’importante è che faccia sport. Poi, del resto, c’è già un altro fenomeno di Francavilla che sta facendo faville, Simone Fontecchio».

E il basket? «Subito dopo il ritiro, sono uscita da quel mondo perché ero satura. Non ho mai pensato di fare l’allenatrice, così mi sono dedicato proprio ad altro. Fino all’anno scorso quando ho fatto una follia». Ovvero? «La mia ex compagna Masciadri mi ha convinta a partecipare al mondiale over 45 nel Ticino. È stato come un tuffo nel passato, riaprendo il cassetto dei ricordi condividendo una bellissima esperienza. Siamo arrivate quinte, ma va bene così. La passione c’è sempre, ma manca il tempo. Ultimamente ho seguito la stagione esaltante delle Panthers e del Pescara».

Cosa pensa del Roseto in A1? «La maschile ha una grande tradizione, ma è bellissimo vedere una società che investa sulle donne. Peccato perché hanno avuto un avvio di stagione difficile affrontando già le corazzate Schio e Venezia. Ma mi auguro che possano consolidarsi nella categoria». Ad oggi la giocatrice più forte secondo lei? «In Italia Cecilia Zandalasini, ma ai miei tempi la più forte fu Penny Taylor, davvero un talento puro».