CALCIO

Figc verso il voto, il manifesto di Gravina: sostenibilità e riforme 

Il dirigente abruzzese illustra il progetto che accompagna la sua candidatura al vertice del calcio italiano fino al 2020: «Giustizia sportiva da rifondare, e mai più un’estate come questa»

PESCARA. Parla Gabriele Gravina, per la prima volta da candidato alla presidenza federale nelle elezioni in programma il prossimo 22 ottobre. L’investitura di Lega Pro, Lnd, Aia e Aiac gli consente di partire con una base del 63% dei voti dei delegati assembleari. Domani sono in programma le riunioni della Lega A e dell’associazione calciatori, chiamate a prendere una posizione definitiva in vista della corsa elettorale che dovrà mettere la parola fine alla gestione commissariale del Coni. A fine gennaio la candidatura di Gravina era in contrapposizione con quella di Cosimo Sibilia (presidente Lnd) e di Damiano Tommasi (presidente Aic). Che, nel frattempo, si sono prima riuniti - formando il cosiddetto patto del 73% - e poi divisi, visto che Tommasi ha posto un veto su Gravina. La sensazione è che la resistenza dell’asse Malagò-Lotito si stia sbriciolando e che l’ascesa di Gravina sia destinata al successo. Il nuovo presidente e il consiglio federale che lo sosterrà avranno tempo fino alla scadenza del quadriennio olimpico, 2020, per rimettere in piedi un sistema al collasso.
Gravina, in sintesi, quali sono le proposte che mette sul tavolo per far uscire il calcio dalla crisi?
«Il tema centrale è la sostenibilità», ribatte il presidente della Lega Pro. «Si parte da qui con asset strategici come i settori giovanili e le infrastrutture. Detto ciò, i criteri di iscrizione devono essere chiari e garantire la gestione dei campionati nell’arco della stagione. Serve chiarezza e quindi una delle priorità sarà la riforma della giustizia sportiva. Tanto per rendere l’idea, non si può e non si deve ripetere quanto accaduto in estate. Ancora oggi non sappiamo quali sono i club di serie A e quelli di serie C. Non esiste».
La sua candidatura parte dal 63%.
«Mi sembra una maggioranza importante che spero di ampliare, perché il nostro programma è inclusivo. Siamo aperti a ogni tipo di contributo sulla via delle riforme. Chi adesso vuole mettersi di traverso significa che rema contro il calcio italiano, non si rende conto della situazione in cui siamo precipitati e non capisce che questa volta facciamo sul serio, perché non c’è più tempo da perdere».
La fiducia nelle istituzioni calcistiche è ai minimi storici.
«Non ci possiamo più permettere attività di politica spicciola. Ripeto: stavolta si fa sul serio. Non accetto compromessi sulla strada verso le riforme a costo di conquistare qualche consenso in più. L’accordo si fa sui contenuti a costo di prendere delle decisioni impopolari che però possono essere la medicina del malato calcio».
Qual è il format ideale dei campionati per rendere il calcio sostenibile?
«Una serie A a 20 squadre, altrettante in serie B e una serie C semiprofessionistica a 60 squadre. Questo in linea di massima».
Il ct Mancini può dormire sonni tranquilli?
«Assolutamente, non è nostra intenzione mettere in discussione le certezze».
Ci saranno delle novità anche nel Club Italia?
«Il Club Italia, e non solo, sarà aperto al contributo di tutte le componenti. Non è il momento dei veti incrociati. Non è tempo di dispetti. Ognuno deve portare quello che ha per il bene del calcio italiano. I problemi sono sul tappeto, occorre trovare la chiave per risolverli».


Fa discutere il fatto che Tommasi (nella foto) le abbia tolto il sostegno dopo che per mesi avete portato avanti istanze comuni all’interno del cosiddetto patto del 73%.
«Io non ho problemi. C’è il veto di Tommasi sul mio nome, ma non capisco le ragioni. Secondo me, va discusso il programma. Il veto può esserci su una riforma, non su chi la fa. Finora, abbiamo condiviso tutto, l’analisi della situazione e le possibili soluzioni. Se lui vuole andare avanti ancora con i personalismi e con i veti faccia pure. Ma rischia di perdere una grande occasione, perché, lo ripeto, questa volta si fa sul serio».
La gestione commissariale di Roberto Fabbricini, segretario del Coni, è stata infarcita di errori.
«La persona e il professionista non si discutono. I problemi sono due: la conoscenza del mondo del calcio e delle sue dinamiche è fondamentale e poi, va detto, che il suo operato è coinciso con uno dei momenti più difficili della storia del calcio italiano».
Pensa di riuscire a ampliare il consenso attorno alla sua persona?
«Più che alla mia persona spero di far convergere l’appoggio a un programma di riforma che è assolutamente prioritario».
@roccocoletti1. ©RIPRODUZIONE RISERVATA