Nicola Legrottaglie, allenatore del Pescara

L'INTERVISTA / NICOLA LEGROTTAGLIE

"Finalmente si gioca, però adesso riapriamo ai tifosi"  

L’allenatore: «Ripartiamo in sicurezza, ma il calcio senza pubblico è triste.Spero possa tornare la gente sugli spalti, con regole e distanziamento»

PESCARA. Oggi si rientra in trincea, ieri però si è concesso l’ultima domenica libera prima di tornare alla normalità. Il Pescara oggi al Poggio degli Ulivi inizia gli allenamenti collettivi e il 43enne tecnico biancazzurro Nicola Legrottaglie non vede l’ora di tornare ad emozionarsi, urlare, sorridere e arrabbiarsi per il suo Delfino.
Legrottaglie, come mai questa barba lunga? Un nuovo look?
«Volevo provare qualcosa di nuovo e vedere come stavo. Non sono scaramantico, ma la lascerò crescere fino a quando non arriverà la prima vittoria. Ho bisogno di fissarmi degli obiettivi…».
Il 20 giugno si riparte con il campionato. Era ora?
«È giusto ripartire adesso e non prima. Dobbiamo essere realisti ed era giusto prendersi tempo per ripartire in sicurezza. E poi vorrei dire una cosa…».
Cosa?
«Spero che si possa giocare non a porte chiuse, magari facendo tornare i tifosi con tutte le norme del caso da seguire. Così facendo possiamo dare un gran bella occasione al calcio, educando le nostre tifoserie. Potrebbero tornare allo stadio in maniera organizzata e distanziata, magari provando a lanciare un modello per il futuro. Il calcio senza tifo è uno spettacolo assurdo e triste. La cosa più bella del nostro lavoro sono i tifosi e ripartire senza non sarà il massimo».
Quante incognite ci sono legate alla ripartenza?
«Sarà un nuovo campionato e sarà tutto diverso dopo questo lungo stop. Ripartiremo da zero come tutte le squadre. Dobbiamo pensare a mettere in campo i nostri principi con cattiveria e occhi della tigre, senza mai mollare, azzannando l’avversario. Ora è arrivato il momento di parlare poco e di puntare ai nostri obiettivi».
Che sarebbero?
«La partita con la Juve Stabia. Per me è come una finale, ci giochiamo tanto e non possiamo sbagliare. La squadra dovrà capire che ogni gara sarà uno spareggio che determinerà il nostro futuro».
A lunga gittata quali sono gli obiettivi del Pescara?
«Se guardiamo al presente il nostro obiettivo è quello di raccogliere 15 punti, ovvero quelli che ci garantirebbero la salvezza e dobbiamo arrivarci il prima possibile. Sappiamo bene che abbiamo passato un campionato pieno di difficoltà e abbiamo pagato le conseguenze, ora dobbiamo dare il massimo fino alla fine».
Come cambieranno gli allenamenti?
«Oggi iniziamo con gli allenamenti collettivi. Ci alleneremo sempre la mattina e tutti i giocatori dovranno alzarsi presto, anche alle 7, perché alle 8 saremo tutti al Poggio e poi alle 9 lavoreremo sul campo a livello tattico e con il pallone. Non voglio caricare troppo i giocatori per quanto riguarda il lavoro di forza perché c’è sempre il rischio infortuni dietro l’angolo».
Tra 20 giorni il Pescara sarà pronto per tornare in campo al top della condizione?
«Credo di sì. Arriveremo al ritorno in campo con una buona condizione perché il lavoro fatto in queste settimane è stato molto importante. Sono molto fiducioso e devo ringraziare lo staff che ha lavorato in maniera eccezionale».
L’unica nota stonata è l’ennesimo infortunio per lo sfortunato Marco Tumminello.
«Questa è l’unica brutta notizia. Prima di sabato era prontissimo per giocare senza alcun problema. Si è fatto male in maniera assurda: dopo aver stoppato la palla, ha messo il piede male e si è procurato una distorsione al ginocchio. Ora dovrà essere visitato a Roma e speriamo che non sia nulla di grave».
Giugno 2019-giugno 2020. Lo sa che sta per festeggiare il primo anno in biancazzurro?
«Un anno fantastico e molto positivo. Ho iniziato con la Primavera, che mi ha regalato delle grandi soddisfazioni, e mi sono divertito molto. Poi la chiamata in prima squadra è stata molto emozionante. Per me è un vero onore allenare in B. Ora, però, devo solo pensare a chiudere la stagione nel migliore dei modi».
Per guadagnarsi la conferma?
«Per me questa sfida è come una partita e devo cercare di vincerla. Sono felice di stare qui e poi ringrazio la società e Sebastani che mi stanno dando questa possibilità. È normale che mi piacerebbe restare, ma non lo devo dire. Lo devo solo dimostrare sul campo quotidianamente e meritarmi il futuro. Alcuni errori devo farli per crescere e maturare, l’allenatore bravo è quello che trae insegnamenti dagli errori. Io voglio imparare e crescere».
Cosa hanno lasciato in Legrottaglie questi mesi di pandemia e isolamento?
«La voglia di cambiare le cose. Mi hanno colpito i tanti limiti degli esseri umani. Faccio un piccolo esempio: quando stavamo fuori casa volevamo stare dentro e quando eravamo in casa, volevamo uscire. Questa cosa mi ha fatto capire che l’uomo è un essere che si adatta a tutto. Ci lamentiamo sempre, non ci accontentiamo mai, e non ci va bene mai nulla, ma allo stesso tempo ci adattiamo. Non ci deve spaventare il cambiamento, ma dobbiamo lavorare sull’atteggiamento durante l’attesa per il cambiamento. Ho visto che il mondo ha bisogno di questo principio».
Saremo davvero migliori dopo questa pandemia?
«No, assolutamente. Chi vuole essere migliore lo sarà, ma non tutti indistintamente. C’è sempre la questione del libero arbitrio: quello che uno vuole essere poi sarà».
Il 15 agosto vorrebbe essere l’allenatore del Pescara che ha portato la squadra ai play off?
«(ride) La mia ambizione c’è. Vogliamo spingere al massimo per arrivare lontani e con qualche grande soddisfazione. Questo, però, passa solo attraverso il sacrificio. Ho grande fiducia dei miei giocatori e sono sicuro che tireranno fuori il massimo».
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