Giampaolo Ricci, il campione tra campo e volontariato: «Voglio fare qualcosa per l’Africa, mi rende felice»

Basket: l’atleta teatino ha rinnovato con l’Olimpia Milano (è capitano) e sta aprendo una scuola in Tanzania. (Nella foto, il cestista teatino Giampaolo Ricci insieme ai genitori e alla sorella Irene dopo aver vinto lo scudetto a Milano)
CHIETI. «Quando, da una realtà come l’Olimpia Milano, ti arriva la proposta, peraltro da capitano della squadra, di allungare il contratto per altre due stagioni, beh, non puoi che accettare con entusiasmo. Anche perché Milano, dopo quattro anni, rappresenta ormai per me una seconda casa, una città stimolante e piena di interessi anche fuori dal parquet dove, comunque, sei perfettamente consapevole di dover lottare sempre, crescere e costruire qualcosa di importante». Parola di Giampaolo “Pippo” Ricci, trentaquattro anni a fine settembre, pronto dunque a vestire ancora la maglia della formazione più blasonata d’Italia con la quale ha vinto tre scudetti consecutivi.
Scontata, conoscendolo, arriva una puntualizzazione: «Non mi sento arrivato e lo spirito è quello che mi ha sempre accompagnato in carriera». Carriera scandita, appunto, da continui progressi fino all’esordio, sette anni fa, in Nazionale (65 presenze) ed alla conquista del suo primo titolo tricolore con la Virtus Bologna prima del passaggio all’Emporio Armani che questa estate, dopo una stagione un pò deludente, appare molto attiva nell’allestire, in vista dei pressanti impegni di campionato ed Eurolega, un organico ampio e qualificato da mettere a disposizione di coach Messina il quale ha intanto scelto Peppe Poeta come vice allenatore e, tra un anno, suo successore sulla panchina milanese.
«Conosco bene Peppe che, prima degli ottimi risultati ottenuti a Brescia, ha fatto parte dello staff dell’Olimpia. Una persona splendida con il quale ho sempre avuto un ottimo rapporto», spiega Giampaolo che si sta intanto concedendo qualche giorno di vacanza e domenica prossima presenterà a Chieti, in un luogo simbolo come il vecchio campo basket della Villa comunale, il suo libro Volevo essere Robin- Il mio viaggio fino a qui. Poi, di nuovo sul parquet. Quello di Folgaria per rispondere alla convocazione in azzurro da parte di coach Pozzecco in vista dei campionati europei in programma dal 27 agosto al 14 settembre con l’Italia impegnata, nella fase iniziale, a Cipro.
«Inutile dire che indossare la maglia della Nazionale suscita sempre una emozione particolare», continua Pippo, lo scorso mese eletto nella giunta nazionale del Coni. «Difficile, comunque, fare pronostici. Sicuramente, da parte mia, c’è intanto la soddisfazione di tornare a giocare in azzurro con l’amico Simone Fontecchio».
Ed il pensiero corre alla scorsa settimana, trascorsa in Africa attorno al progetto Amani Education, organizzazione di volontariato fondata insieme alla famiglia con l’intento di aiutare le popolazioni della Tanzania dove i genitori di Pippo, medici volontari, hanno vissuto per tre anni. «Ho deciso fosse giunto il momento di fare qualcosa di concreto come, ad esempio, la realizzazione una sorta di college. Con l’aiuto di tanti ce l’abbiamo fatta ed ancora una volta ho avuto modo di emozionarmi davanti alla felicità che riescono ad esprimere le persone in Africa. Un interesse coinvolgente, tanta gratitudine ed una grande dignità. Chi vive in questa parte del mondo è un privilegiato e noi giocatori lo siamo sicuramente di più. Non va dimenticato. Con i ritmi imposti da allenamenti e partite di tempo libero ce n’è davvero poco ed ecco che, dopo aver raggiunto, due anni fa, la laurea in matematica, quelle poche ore che riuscivo a dedicare allo studio ora mi portano sempre più spesso dalle parti del progetto Amani. La scuola è già partita ed entro dicembre dovrebbe essere pronta l’intera struttura. Ne sono fiero. È un qualcosa che mi fa stare bene».
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