Gravina condanna gli ultrà: «È un gesto da delinquenti»

Il presidente Figc va giù duro sull’azione del gruppo violento: «Incommentabile». Solo un mese fa la tragedia di Rieti, con la morte dell’autista del pullman
CHIETI. La notizia del pericolosissimo agguato degli ultrà del Chieti domenica scorsa al pullman della squadra dopo la gara persa a Recanati – partita dalle colonne del nostro giornale – ha fatto il giro d’Italia, rimbalzando sulle testate sportive (e non solo) nazionali e arrivando anche nelle rassegne stampa dei vertici del nostro calcio.
È rimasto di stucco soprattutto Gabriele Gravina, il numero uno della Federcalcio, di fronte alle notizie lette in questi giorni sul Centro relative a un episodio che, solo per puro caso e per una questione di pochi centimetri, non si è trasformato in una tragedia come quella accaduta a Rieti esattamente un mese fa dopo la partita di serie A2 basket tra i reatini della Sebastiani e il Pistoia. Lì il mattone lanciato da un ultrà laziale ha sfondato il vetro frontale del bus che trasportava i giocatori toscani, uccidendo il secondo autista che sedeva proprio davanti, accanto al collega che in quel momento guidava il mezzo.
Il bus del Chieti calcio, invece, mentre percorreva una strada secondaria poco prima nell'ingresso sulla autostrada A14, è stato colpito lateralmente, in un finestrino che ospitava un giovane calciatore neroverde, scioccato dall’accaduto, al pari dei suoi compagni di squadra.
Ma per fortuna, quel sasso ha rotto la vetrata senza colpire nessuno all’interno dell’autobus. Scongiurato l’omicidio, resta il pericolo corso dagli atleti presenti sul mezzo e la scelleratezza del gesto, su cui i vertici dello sport chiedono sia fatta chiarezza. E giustizia.
«C’è poco da commentare», ha detto subito Gravina, che era a conoscenza dei fatti e infuriato per la cattiva pagina di storia del calcio abruzzese scritta dai supporters teatini. «Sono delinquenti», rincara la dose Gravina, «La partita qui non c’entra. Queste persone devono restare fuori dal nostro mondo, non possono e non devono farne».
«Non meritano nemmeno il nostro commento. Questi gesti deprecabili non sono commentabili e vanno puniti. Gli autori di questo gesto vanno perseguiti e condannati. Mai più fatti come questi nel nostro calcio, spero di non doverne commentare altri in futuro».
Condanna senza appelli da parte di Gravina, il numero uno del calcio italiano. Ma a indignarsi sono stati tanti. La paura di vivere a Chieti, e in Abruzzo, un caso tragico come quello di Rieti è stata forte. Il Chieti ha ribadito il proprio impegno per «garantire sicurezza e rispetto attorno alla squadra», auspicando che simili episodi non si ripetano. Anche se adesso la macchia sul club, la tifoseria e la città restano. In un momento delicatissimo a livello di gestione societaria e di risultati sportivi, dei riflettori della cronaca per un gesto violento la Chieti sportiva avrebbe voluto fare volentieri a meno.
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