Il Giulianova viaggia al ritmo imposto da Mucciconi: «Deve essere entusiasmante»

Il presidente e il mercato: «Lasciamo lavorare Triboletti e Cappellacci. Vorrei ristrutturare il campo di fronte al Castrum, dipende dal Comune»
GIULIANOVA. Negli occhi ancora qualche goccia dell’emozione che lo ha travolto sul campo del Penne quando l’arbitro ha fischiato la fine della partita e sancito, con quel pareggio, la promozione del Giulianova in serie D. Un traguardo inseguito da quattro anni, tra alti e bassi, traguardi sfiorati e svaniti, giocatori arrivati e partiti ed un grosso sacrifico economico.
Presidente Alessandro Mucciconi, ma se non fosse arrivata la promozione, lei sarebbe rimasto ?
« Avrei pensato inizialmente di no perché sarebbe stata tanta la delusione dopo l’impegno che ci abbiamo messo nel raggiungere questo traguardo non solo con la squadra e lo staff tecnico, ma anche con i dirigenti e tutte quelle figure non apicali, ma che offrono quotidianamente ogni forma di collaborazione. Poi no, mi sono detto, non puoi buttare quattro anni di sacrifici all’aria e sarei rimasto ugualmente, ma il problema non si è posto, mi sarebbe dispiaciuto abbandonare senza aver regalato qualcosa di importante ai tifosi».
Intanto, per mettersi al sicuro, ha blindato l’assetto societario...
«ì, abbiamo trasformato la società in una srl e all’interno siamo in cinque, io, Gabriele Martella, Carlo Di Carlo, Andrea Perozzi , poi nominato direttore generale e…, in cinque ma il mio voto - solo se dovesse servire ma non credo - vale doppio e lo sottolineo perché così è previsto nello statuto e non per fanaticheria».
Finalmente una promozione visto che anche quando era al vertice di campionati minori successi importanti non sono arrivati.
«Non mi sono mai scoraggiato, ho sempre cercato in ogni cosa il motore che aziona tutto e cioè l’entusiasmo. Da giovanissimo lessi un libro sull’entusiasmo e me ne feci una ragione di vita, un esempio da seguire. Ho fatto tanti mestieri, anche l’assicuratore e lavoravo discretamente ma non era quello che volevo fare. Mio fratello Serafino aveva una piccola azienda edile, mi inserii e lì compresi che quello sarebbe stato il mio destino. E non ho mai dimenticato che al mio primo lavoro incassai 1.780 euro. La via era tracciata ed oggi la mia azienda ha 34 cantieri operativi e non solo nel settore dell’edilizia residenziale ma anche nel settore farmaceutico».
I tifosi sono ancora un po’perplessi sulla campagna acquisti…
«Non dobbiamo lavorare strombazzando tutto quello che facciamo, è bastato che uscisse il nome di un giocatore che stavamo trattando e almeno tre squadre si sono tuffate su di lui: i tifosi stiano tranquilli perché non saremo delle semplici comparse».
Un giudizio sul lavoro di Triboletti e Cappellacci?
«Godono della nostra fiducia, lasciamoli fare. Intanto mi entusiasmo anche guardando le nuove maglie della squadra con tutti sponsor importanti anche nei calzoncini; tutti vogliono stare con noi e ci sono anche altri dirigenti che non fanno parte del consiglio d’amministrazione ma ci hanno confermato senza esitazioni io loro contributo».
C’è un tema ricorrente, la riapertura del distinti ovest del Fadini.
«Se ne parla, specie ad ogni partita importante. Ci stiamo lavorando con il Comune e qualche risultato lo dovremmo vedere come anche la sistemazione del manto erboso».
Non è un problema secondario quello degli impianti.
«Stiamo lavorando anche su questo, vorrei ristrutturare il campo non utilizzato che sorge di fronte al Castrum, pronto a fare il lavoro ma poi il Comune me lo deve cedere per un congruo numero di anni per dare un senso all’investimento da parte nostra. C’è stato qualche momento di contrasto con il Comune ma adesso credo sia tutto chiarito nel rispetto dei ruoli ed avendo come obiettivo comune, la valorizzazione del Fadini, al quale i tifosi sono molto legati (come dire che Mucciconi non pensa al momento ad un nuovo stadio, ndc), e della squadra».