Il ritorno di Roberto Palpacelli, vice campione d’Italia

Il 55enne tennista pescarese dopo 13 anni in campo alle finali Veterani: “Onore e complimenti a Mauro Colangelo, il vincitore: ma io ho giocato con un infortunio. Peccato!”
PESCARA. Vice campione d’Italia Veterani, over 55, di tennis. Il ritorno di Roberto Palpacelli, classe 1970, è stato di quelli che hanno fatto rumore nell’ambiente. Già, perché si parla di uno che sarebbe potuto diventare un fuoriclasse del tennis. E non solo in Italia. Lo sostengono tutti: da Panatta a Bertolucci, da Canè e Nargiso. Invece, Roberto Palpacelli ha sprecato il suo talento in una vita di droga, alcol ed eccessi. Una carriera mai iniziata, una storia incredibile tornata in auge perché al Circolo Tennis Maggioni di San Benedetto del Tronto è tornato a farsi vedere l’ex promessa del tennis italiano. Dopo 13 anni di assenza, il giocatore ha preso parte al campionato nazionale under 55, riuscendo a spingersi fino all’atto conclusivo del torneo. «Onore e complimenti a Mauro Colangelo», ha detto Palpacelli. «Ma ho giocato con un infortunio al tendine d’Achille. Peccato! Anche lui aveva un acciacco. Eravamo entrambi menomati».
Lo scorso inverno si è trasferito di nuovo da Pescara a San Benedetto del Tronto dove insegna tennis. «Sono tornato dopo 13 anni d’assenza, mi sento bene con il mio corpo. Durante l’inverno ho fatto tanta palestra, anche se in campo mi sono allenato poco. Non pensavo mai di arrivare fino alla finale», ha raccontato Palpacelli, soddisfatto per il traguardo raggiunto.
In tanti, da Adriano Panatta a Paolo Bertolucci, lo hanno definito il “talento mai espresso”. Lui, però, fa spallucce: «Non so se il mio talento sarebbe arrivato davvero a certi livelli, anche perché non ho mai provato a fare il professionista».
Prima di concentrarsi solo sul tennis, la sua adolescenza era contraddistinta anche dalla passione per il calcio: «Sono nato a Pescara (è di via Masacci, traversa di viale Bovio ndr), ma a 15 anni mi sono trasferito. Giocavo sia a tennis che a calcio, poi scelsi il tennis». A calcio! «Sì, ero alla Renato Curi con Cetteo Di Mascio allenatore. Un giorno disse riferito al sottoscritto: “Se questo non va in serie A io non capisco niente di calcio”. Mi dispiace averlo deluso. Io ho fatto i primi anni, perché dopo ci trasferimmo all’Aquila, ma il mio gruppo, poi, vinse il titolo italiano Allievi. Tra gli altri, c’era Alfredo Castellano in quella squadra». Il ritorno alle competizioni è stata «un’emozione fortissima, non la so descrivere. Ho provato un’energia potente e partita dopo partita ho preso fiducia. È stato come un recall».
Tra aneddoti e ricordi ecco spuntare un episodio relativo al circuito ATP: «Nei miei pochi incontri nel circuito ho perso nel 1997 Ivan Ljubičić (oggi allenatore e commentatore televisivo, ndr), che all’epoca era numero 180 al mondo».
A Cervia l’accoglienza ricevuta lo ha colpito: «È stato un affetto enorme, anche inaspettato. È venuta gente a vedermi da fuori e questo mi ha fatto capire che ho lasciato anch’io qualcosa di buono».
Guardando al presente del tennis italiano, con Jannik Sinner e Lorenzo Musetti protagonisti, Palpacelli ha voluto dare un consiglio ai giovani: «Divertirsi innanzitutto. Se uno ha i mezzi per andare avanti bene, altrimenti va bene anche giocare per passione: il tennis è uno sport meraviglioso».
Palpacelli con la testa di Sinner dove sarebbe arrivato? «È la domanda che mi fanno tutti». E lei che cosa risponde? «Che io sono Palpacelli, e basta!».
Infine, un pensiero al club che lo ha accolto: «Mi dispiace non aver portato il titolo a casa, lo avrei dedicato al Circolo Tennis Maggioni che mi ha fatto sentire a casa e mi ha dato l’occasione di rimettermi in gioco».
Scanzonato e disincantato come al solito ogni settimana prende il treno e va a San Benedetto al circolo tennis a lavorare; il sabato torna a Pescara dove tra l’altro vive la sorella. Nel febbraio del 2019 ha pubblicato un libro sulla sua vita scritto con Federico Ferrero: “Il Palpa, il più forte di tutti”. A distanza di anni è tornato far parlare di sé con un argento agli assoluti. Mai banale.
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