«Io, il Triplete e la telefonata che mi ha fatto innamorare» 

Estiarte si racconta 30 anni dopo i trionfi con la Sisley: «Ricordi indelebili»

PESCARA. Manuel Estiarte ha vissuto tante emozioni nella sua carriera sportiva, tra calcio e pallanuoto. Eppure… «quelle che mi hanno regalato il Triplete del 1987 a Pescara rimangono indelebili nella mia mente». Basta poco per accendere quello che è stato il “Maradona della pallanuoto” e che oggi, a 55 anni, è un dirigente del Manchester City in Premier League. Basta parlargli dei successi di trenta anni fa - scudetto, coppa dei Campioni e Supercoppa Europea a Pescara – per aprire l’album dei ricordi e dare vita a un monologo di racconti e aneddoti alla vigilia della serata amarcord in programma domani alle Naiadi.
Estiarte, come e quando arrivò a Pescara?
«Era l’estate del 1984, avevo appena fatto le Olimpiadi di Los Angeles con la Spagna. Giocavo con il Barcellona e avevo anticipato il servizio di leva perché sapevo che c’era la possibilità di venire in Italia che stava per riaprire le frontiere agli stranieri anche per la pallanuoto».
Come andò?
«Un giorno mi squillò il telefono di casa, a Manresa (Catalogna). E una signora (la segretaria del compianto Gabriele Pomilio) in spagnolo mi parlò di Pescara. Di questa società che mi voleva. Ma era in A2. E io volevo la A1. Insistette. “Ci dia la possibilità di conoscerci”, mi chiese. E la società mi mandò tre biglietti: per me, mio fratello e mio padre. E così venimmo a Pescara. Pensavo di fare una visita di cortesia, avevo già altre offerte dalla A1 italiana…».
Una volta arrivati a Pescara…
«Gabriele Pomilio ci portò a pranzo al Sea River. Ci fece conoscere la città. Ore e ore a visitare i posti. Mai una parola sul contratto. Andammo alle Naiadi. Ma di offerte nemmeno l’ombra. Ci prese per sfinimento fino alla sera, quando ci portò negli uffici di Gianni Santomo, in centro. Trovammo lui e i dirigenti, tutti in giacca e cravatta. Grandi uffici e grandi progetti».
E arrivò l’offerta.
«Sì, intanto si era fatta tarda sera. La proposta era buona, ma gli dissi che ci volevo pensare, la A2 non mi convinceva. E Santomo mi disse: “Se non firma entro cinque minuti, noi andiamo a prendere un ungherese” Ci rimasi di sasso».
E lei?
«Presi carta e penna e firmai. Mi avevano messo in mezzo, però quella sera feci la scelta più azzeccata della mia vita».
Subito la promozione in A1 e la vittoria della coppa Italia.
«Con il passare degli anni si verificò tutto quello che era stato prospettato il giorno della firma del contratto. Iniziò la favola del Pescara pallanuoto».
Fino ad arrivare al 1987.
«Presi singolarmente non eravamo i più forti. Ma come squadra eravamo la più forte. Si creò una chimica fantastica. Ognuno faceva il suo, eravamo un gruppo. Tutte le stelle si sono messe insieme per portarci alla gloria. Nonostante tanti caratteri forti messi insieme, compreso il mio».
Memorabile la gara d’andata a Napoli contro il Posillipo.
«Noi non avevamo una storia nella pallanuoto. Ecco perché vincere era ancora più difficile. Non avevamo la tradizione e l’abitudine a vincere di altre piazze della pallanuoto. Quella sera alla Scandone accadde l’inimmaginabile. Salonia espulso per un fallo normale, roba incredibile. Eravamo avanti nel punteggio e ci siamo rimasti fino alla fine con una prestazione epica. Un uomo in meno per due tempi e mezzo è tanta roba nella pallanuoto, il tempo non passa mai in quei momenti. Ballerini parò l’impossibile, segnammo io e Pomilio. Uscimmo vincitori dalla Scandone davanti a 12mila persone. Eroici! Mi vengono i brividi ancora adesso e ripensarci».
Poi il ritorno a Pescara.
«Ma il più era fatto. Nessuno ci poteva fermare. E, infatti, vincemmo anche alle Naiadi. Una bolgia, tutti in acqua alla fine. Che festa ragazzi!».
E poi coppa dei Campioni e Supercoppa Europea.
«Tutto d’un fiato, il proseguimento di un periodo fantastico. Battemmo lo Spandau Berlino che, in pratica, era la nazionale tedesca. Non ci fermava nessuno perché giocavamo a memoria».
Un’altra Pescara.
«Sì, non sono uno che vive di ricordi. Ma è così. Quella Pescara era felice, oggi non lo è. Non so perché, ma è la verità. Ricordo che dopo le partite alle Naiadi si andava in piazza Salotto, era piena di gente. Gente che parlava, senza fare cose particolari. Ma si stava insieme, per non parlare di Thomas. Non ce ne rendevamo conto, ma erano momenti magici».
Domani, gli uomini del Triplete si rivedranno alle Naiadi.
«Sarà un piacere per me. Noi possiamo anche non vederci per anni, ma quello che abbiamo vissuto è dentro di noi, nessuno ce lo può togliere. Saremo amici per sempre anche se ognuno ha preso una strada diversa».
Pescara la scelta più azzeccata della sua vita.
«Arrivai nel 1984, dopo un anno conobbi Silvia (Marinelli, figlia dell’ex presidente del Pescara calcio, Vincenzo, e sorella di Cristiana, oggi presidente del Pescara pallanuoto, ndr) che poi è diventata mia moglie. Non sapeva nemmeno che cosa fosse la pallanuoto, non veniva mai alle piscine». Era entrata nel cuore del “Maradona della pallanuoto”.
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