Leone: il Delfino non è spacciato, play out possibili 

Il ds pescarese della Ternana promossa in B: «Un trionfo che dedico a mio padre portato via dal Covid»

PESCARA . «Luca Leone l'ingegnere della macchina (da guerra)». Così il presidente della Ternana, Stefano Bandecchi, ha elogiato il direttore sportivo pescarese che ha costruito la Ternana dei record, l'unica squadra imbattuta in Europa. L'ex ds del Pescara festeggia la seconda promozione in B (la prima a Lanciano nel 2012).
Leone, quali sono i segreti dell'impresa?
«Il merito principale è del presidente che ha investito molto sul club e non solo. Oltre ad avermi dato la possibilità di allestire una rosa valida, la società ha puntato sullo spirito identitario, impegnandosi nel sociale e sostenendo tante persone bisognose. Ora Bandecchi vorrebbe completare il percorso con il nuovo stadio e una clinica. Dopo di lui ci siamo noi, dirigenti, allenatore, staff e giocatori».
Cosa pensa di Lucarelli?
«Allenatore super e ragazzo straordinario. Me lo ha suggerito Bandecchi, abbiamo parlato per otto ore e ci siamo accorti di avere la stessa idea di calcio. Farà una grande carriera».
È vero che vuole farla diventare comunista?
«Ci sta provando, si diverte a spiegarmi le varie dinamiche, ma io non sono un appassionato di politica. Cristiano ha un gran cuore, da giocatore, quando era in A, tornò a giocare in B nel Livorno (club della sua città) e lo portò in A e in coppa Uefa. Come me, crede nel senso di appartenenza e a Terni ha creato un gruppo granitico».
Ieri l'ennesima vittoria schiacciante contro la Cavese. La B non vi basta?
«I ragazzi vogliono altri record e la Supercoppa. È un piacere vederli in allenamento, farli uscire dal campo è una fatica. Mi piace il loro spirito, la B è un punto di partenza per tutti».
Al termine della gara con l'Avellino a chi ha rivolto il primo pensiero?
«A mio padre (Gabriele, morto di Covid un anno fa, ndc). Avrei voluto dirgli tante cose quando era ricoverato, invece non è stato possibile, non l'ho più visto. Con lui il destino è stato crudele, non meritava di andarsene così. Mi ha trasmesso il veri valori: famiglia, rispetto e dedizione al lavoro».
A Terni come si trova?
«Benissimo, i ternani mi sono stati vicino. Ringrazio anche Simona, mia moglie, i nostri figli, mia madre e i miei familiari. Abito qui da solo ormai da due anni e mezzo e mi hanno sempre sostenuto».
Passiamo alle note dolenti. Il Pescara rischia la C.
«Dispiace, ma non è finita. Grassadonia sta facendo un ottimo lavoro, c'è la possibilità di centrare i play out. Ora il Pescara è una vera squadra e può battere chiunque. So che non è facile, tutti si aspettavano un cammino diverso, ma adesso bisogna aiutare i biancazzurri. Ci sarà tempo per i processi».
Sorpreso dalle difficoltà?
«Sì, il Pescara non ha una rosa da ultimi posti. E trovo ingiuste le critiche feroci nei confronti di Sebastiani. Avrà commesso qualche errore, ma non può essere l'unico responsabile. Da lui ho imparato tanto nella gestione di una società. Ripeto, in organico ci sono giocatori forti, per me è stato fatto un buon mercato, purtroppo qualcosa non ha funzionato. Può succedere, però ora non bisogna mollare».
Giovanni Tontodonati
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