PALLA AL CENTRO

Metodo Conte, qualcosa di più di un tecnico

È il trionfo del metodo Conte, quello che permette di compiere un salto di qualità. Un valore aggiunto che trova conferma anche nel 19° scudetto dell’Inter. Un metodo già sperimentato alla Juve, in Nazionale e al Chelsea. Dentro non c’è solo un allenatore. C’è di più, perché Antonio Conte vuole mettere bocca su tutto. Probabilmente, è il tecnico che in Italia si avvicina di più alla figura del manager inglese. Alla Ferguson, tanto per intenderci.

Conte lavora sul campo e cerca di indirizzare tutto quello che accade attorno alla squadra. All’Inter è arrivato che i nerazzurri stavano festeggiando il ritorno in Champions grazie al quarto posto conquistato all’ultima giornata. In due anni un secondo e un primo posto in campionato e una finale di Europa League. La differenza è netta, perché Conte migliora giocatori e risultati. In questi due anni è intervenuto sul mercato - la scelta di Lukaku è stata ripagata dal campo - sulla comunicazione e nella testa dei giocatori. È riuscito a vincere con la difesa a tre, ovvero con un sistema obsoleto a livello tattico in campo europeo, ma efficace in Italia. In due anni ha fatto la guerra con tutti, amici e nemici. Anche con i propri dirigenti, un po’ restii ad affidarsi in toto nelle mani del tecnico. Vive di tensioni e di pressioni e sa indirizzarle. Regole ferree. Ha bisogno di investimenti economici, certo, ma sono mirati e finalizzati verso una sola parola: vittoria. Necessita di stimoli, quando non arrivano dagli avversari se li crea da solo. Questione di mentalità. Già, una mentalità vincente. Abbraccia non solo la sfera tecnica. E coinvolge tutti: dal presidente al magazziniere. Tutti devono pensare come Antonio Conte, questo significa per lui remare dalla stessa parte. È un pacchetto, prendere o lasciare.

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