Calcio serie B

Pescara, la scalata di Giannini: dalle giovanili alla prima squadra

9 Settembre 2025

Il difensore classe 2005 adesso è in infermeria per una tendinite, ma spera di ritagliarsi un suo spazio alla corte di Vivarini

Tra i difensori del Pescara, intriga la parabola ascendente di Davide Giannini (nella foto). Adesso è in infermeria per una tendinite, ma spera di ritagliarsi un suo spazio. Classe 2005 nato a Portoferraio, nell'Isola d'Elba, così come gli ultimi illustri calciatori Michele Gelsi e Andrea Tiritiello, è stato scovato dall'ex allenatore delle giovanili biancazzurre Felice Mancini in occasione di uno dei suoi camp estivi svolti annualmente in terra toscana, in collaborazione con l'Audace e la FM8 Soccer Academy. «All'epoca prima del Covid», ha raccontato Mancini, «era mingherlino e giocava da centrocampista centrale. Lo ritrovai due anni dopo che era diventato un marcantonio alto 1,90 metri, e giocava negli Allievi provinciali dell'Audace da difensore centrale. Mi colpì e lo proposi all'allora direttore Antonio Bocchetti che lo ritenne all'altezza del compito, tanto che venne tesserato per la stagione successiva con la Primavera del Pescara. All'inizio non giocò molto sotto la gestione di Gigi Iervese e Marco Stella, ma con la giusta tenacia ha imparato presto guardando giocare gli altri. Senz'altro gli ha fatto bene l'ultima annata in prestito al Pineto, dove ha potuto acquisire l'esperienza giusta per far parte della rosa attuale in serie B».

Giannini è un mancino adatto per la difesa a 3 che sta impostando il tecnico Vincenzo Vivarini in questa prima parte di campionato e fra gli acciacchi vari che stanno colpendo i titolari Brosco e Pellacani ha già iniziato a ritagliarsi spazi importanti, destinati ad ampliarsi nel prosieguo di stagione. «Mi piace sottolineare», ha aggiunto Mancini, «anche l'evoluzione positiva di Jacopo La Barba, un altro mancino classe 2007 che ho guidato nell'under 16 del Pescara e che si sta mettendo sempre di più in evidenza. Quando un ragazzo compie tutta la trafila, dalle giovanili fino alla prima squadra, è senz'altro un piacere per chi opera nello scouting. Se poi trova il modo pure di esordire in nazionale under 21, così come è capitato a Dagasso, è ancora meglio».