CONTI&PALLONE

Pescara, otto milioni di stipendi per salvarsi

Ultimo posto in classifica, ma spende più della passata stagione

PESCARA. Ultimo in classifica per via di un rendimento sul campo deludente, il Pescara è decisamente messo meglio nella graduatoria del monte ingaggi della serie B. Metà classifica in base ai contratti dei calciatori depositati in Lega al 30 ottobre scorso. Ovviamente, non c’è relazione tra le due classifiche: non è scritto da nessuna parte che chi paga di più poi vince. Di certo, però, aiuta. Ma può non bastare. Nel caso del Pescara va rimarcato il fatto che spende più della passata stagione, poco meno di 400mila euro. Una cifra destinata a lievitare in base alle uscite e alle entrate del mercato di gennaio. Tutto questo si scontra con la realtà di una stagione, finora, negativa: con l’ultimo posto in graduatoria e con la serie in corso di tre sconfitte di fila. Un tunnel dal quale il presidente Daniele Sebastiani e il tecnico Roberto Breda sperano di uscire presto, a cominciare da sabato nello scontro salvezza contro la Reggina.
Analizzando i dati relativi agli stipendi dei tesserati della serie B emerge il dato del Cittadella che denuncia un monte ingaggi di oltre 3,245 milioni, il più basso della categoria a fronte di un quinto posto in classifica che fa leccare i baffi all’allenatore Venturato e al ds Marchetti. Si tratta di un esempio virtuoso: circa 95 mila euro a punto conquistato in classifica. Il Cittadella, va detto, raccoglie anche i frutti di un lavoro coerente e di una gestione oculata che gli permette di essere protagonista in serie B da anni. Nel segno della continuità di un progetto tecnico e finanziario.
Anche il Pisa - la maggioranza del club è stata appena venduta al magnate anglo-americano Alexander Knaster- è un esempio virtuoso, perché nel rapporto punti ottenuti e spesa per gli stipendi, si trova al settimo posto con poco meno di 280 mila euro per punto conquistato. Sorprende constatare che non è il Monza di Silvio Berlusconi la società che spende di più per gli stipendi, nonostante il mercato ricco di botti. No, il club che spende di più è la Spal, con un monte ingaggi, tra costi fissi e variabili, pari a oltre 22 milioni di euro. Una cifra esagerata, anche nel rapporto punti-soldi spesi, con poco più di 650 mila euro per ogni punto conquistato. Ma va rimarcato come gli estensi si trascinano molti contratti stipulati quando erano in serie A e comunque possono contare sulla mutualità che permette di assorbire il trauma della retrocessione. Il Monza, però, è subito dietro, al secondo posto con poco meno di 19 milioni di euro di stipendi, per un tutale di 541 mila euro per ogni punto conquistato. Chiude il podio dei più spendaccioni il Lecce, anch’esso retrocesso dalla serie A e quindi con un pacchetto di milioni ereditati per via della stagione giocata in serie A. I salentini, al 31 ottobre scorso, spendono per gli stipendi oltre 13 milioni di euro. Netta la distanza tra i più ricchi e i più “poveri”, una forbice che si allarga sempre di più. Oltre al Cittadella, che capitalizza al massimo le proprie spese per gli stipendi, infatti, al penultimo posto c’è la Reggiana con poco più di 4 milioni di euro, un dato praticamente identico al Cosenza.
La mutualità. Non stupisce il dato su Lecce e Spal, ma anche sul Brescia, a 11 milioni e mezzo di euro di spesa per gli stipendi. Queste tre società, infatti, possono beneficiare, oltre alla mutualità che arriva dal campionato cadetto e ai diritti tv, anche dell’ingente paracadute previsto per le società che retrocedono dalla serie A. Le tre squadre infatti si dividono una torta di 45 milioni di euro, con 10 milioni per Lecce e Brescia e 25 per la Spal, cifre assegnate a seconda del numero di stagioni trascorse in serie A prima di retrocedere, per rendere più morbido l’impatto con la serie B. Naturalmente in questi numeri non si considerano i dati aggiornati del calciomercato di gennaio appena concluso, ma sono relativi alla prima parte del torneo cadetto.
@roccocoletti1. ©RIPRODUZIONE RISERVATA