Pescara, prove d’intesa della MM

12 Febbraio 2019

Mancuso e Monachello devono affinare il feeling del nuovo 4-3-1-2, Pillon ha bisogno di loro per sognare la A

PESCARA. Il digiuno di vittorie prosegue, ma il pareggio di Foggia ha un sapore piuttosto dolce. Si temevano contraccolpi dopo la disfatta casalinga con il Brescia, invece il Pescara ha giocato una gara gagliarda rassicurando i tifosi e Bepi Pillon. L’allenatore biancazzurro aveva chiesto una prova di carattere e la squadra ha risposto nel modo giusto. Non era affatto scontato uscire indenni da uno stadio tradizionalmente ostico per il Delfino, al cospetto di un avversario assetato di punti. Alla fine, l’1-1 ha ridato slancio e fiducia a un gruppo che rischiava di perdere consapevolezza della propria forza dopo il ko di otto giorni fa.
Certo, i numeri dicono che nel 2019 i biancazzurri non hanno mai vinto (3 pareggi e una sconfitta) e la situazione non è cambiata, però era fondamentale ripartire in vista di un ciclo terribile. Pillon sa che il periodo decisivo della stagione è alle porte e, per questo motivo, allo Zaccheria bisognava tirare fuori gli attributi dopo il pesante 5-1 incassato dal Brescia.
Il nuovo modulo. Oltre all’aspetto caratteriale, si attendevano risposte anche sul piano tattico. L’abbandono del 4-3-3 a vantaggio del 4-3-1-2 nascondeva delle insidie, ma i calciatori hanno saputo interpretare discretamente i compiti. A differenza del match con le Rondinelle, la squadra non si è quasi mai disunita e la ritrovata compattezza ha impedito agli avversari di sfruttare gli spazi. Il Delfino si è difeso abbastanza bene e ha saputo proporsi con regolarità. Al termine dei 95’ di gioco, l’undici di Pillon ha tirato in porta più dell’avversario (16-14 il computo delle conclusioni), pur mostrando troppa imprecisione. E nella ricerca di soluzioni offensive più efficaci il tecnico dovrà lavorare per risolvere il problema del gol. Nelle ultime 4 partite i biancazzurri hanno realizzato due reti (una su rigore) evidenziando carenze eccessive. A Foggia il trequartista era Manuel Marras, come sempre tra i più positivi per corsa e applicazione. Nella fase di non possesso, il 25enne genovese è stato utilissimo nell’azione di disturbo sul playmaker avversario (Leandro Greco), ma quando bisognava innescare le punte, Gaetano Monachello e Leonardo Mancuso, non ha brillato. Pillon ha la possibilità di schierare vari elementi in quella posizione (Del Sole, Sottil, Capone e, all’occorrenza, anche Brugman) e in futuro non è esclusa qualche mossa in tal senso.
Di sicuro anche l’intesa tra Monachello e Mancuso dovrà essere affinata. I due dovranno cercarsi di più e con maggiore puntualità rispetto a quanto visto a Foggia. Nulla da eccepire sull’impegno, ma sarà necessario migliorare il feeling, magari alternandosi nel ruolo di centravanti boa per aprire spazi al compagno (vedi la coppia bresciana Donnarumma-Torregrossa). Mancuso si è mosso tantissimo lavorando per la squadra e lo stesso ha fatto Monachello, che però qualche volta ha sbagliato le letture peccando di egoismo.
Fase decisiva. Tocca a Pillon individuare le soluzioni più idonee per ritrovare incisività in attacco. In rosa non c’è un bomber alla Donnarumma, ma qualcosa in più si può fare. Non c’è molto tempo, come ripete spesso Pillon, a fine marzo si vedrà dove potrà arrivare il Pescara. Poco più di un mese e mezzo, sette gare cruciali (Crotone, Padova, Benevento, Spezia, Cittadella, Cosenza e Lecce) prima di tirare le somme. Otto se aggiungiamo quella con il Palermo del 3 aprile. Poi sapremo se il Pescara potrà sognare in grande.
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