Bepi Pillon, 63 anni, ha allenato il Pescara dal 4 aprile 2018 al 30 giugno scorso

L'INTERVISTA

Pillon: Pescara mi piaci, meriti i play off 

L’ex tecnico biancazzurro: «Bravo Zauri a trovare l’equilibrio giusto. Il mio futuro? Disoccupato, mediaticamente non attiro...»

PESCARA. Si gode la quiete di casa, immersa nelle campagne trevigiane. La linea va a tratti. «Forse qui il telefono non prende bene. Sono in aperta campagna e non c’è molta copertura». Il tono è allegro, la voce squillante e sembra quasi di vederlo, Bepi Pillon, con il suo sorriso sotto i baffi. Il 63enne allenatore è nella sua Mogliano Veneto, «a Campo Croce» tiene a precisare. «Che faccio? Il disoccupato», ride l’ex allenatore del Pescara, che l’anno scorso ha portato il Delfino a un passo dalla serie A perdendo la semifinale play off contro il Verona. Nonostante gli ottimi risultati, non ha trovato panchina. Triestina e Cremonese avevano pensato a lui, ma alla fine è rimasto a casa, come ha raccontato al Centro. Ieri si è fatto sotto il Livorno, che sta esonerando Roberto Breda, e l’ex tecnico del Pescara è uno dei candidati per la panchina,
Pillon, l’anno scorso ha sfiorato la serie A e quest’anno non ha ancora trovato panchina. Come mai?
«Il calcio, purtroppo, è questo. Si vede che mediaticamente non vado bene a questo mondo. Forse anche perché si vuol dare spazio ai giovani e bisogna accettare questa cosa. Vediamo se più avanti qualcuno si ricorderà di me, come ha fatto il ds Giorgio Repetto, due anni fa, che mi ha voluto a Pescara».
Questa serie B è più competitiva rispetto all’anno scorso o più equilibrata?
«Sto vedendo un campionato più equilibrato. A parte il Benevento, che sta prendendo il largo, poi tutti possono giocarsela. Anche chi adesso è in zona play out può risalire la china. Tipo il Frosinone, che pian piano verrà fuori».
Del Pescara che pensa?
«Ho visto diverse partite. Luciano Zauri è stato bravo a trovare l’assetto giusto alla squadra. Sta facendo bene e finalmente ha trovato la giusta continuità di risultati. Sono contento per lui perché è un bravissimo ragazzo e lo stimo molto».
Tredici partite e quattro sistemi di gioco cambiati. Lei che lettura si sente di dare?
«Ognuno ha un suo modo di allenare. C’è chi rimane fedele ad un sistema, altri lo modificano in corso d’opera anche in base agli avversari che affrontano. Tutto va bene ai fini dei risultati. Perché, alla fine, punti e risultati sono le cose che contano di più».

Filippo Melegoni
Il Pescara può ambire alla serie A?
«Secondo me, può giocarsela. Almeno ai play off può tranquillamente andarci. Adesso poi rientrerà un giocatore molto importante che è Filippo Melegoni. Lui può aumentare il tasso tecnico del centrocampo. Secondo me, il Delfino può arrivare in alto, ma sarà importante il mercato di gennaio».
Che cosa dovrebbe fare il club nel calciomercato invernale?
«Non sta a me decidere, ma alla società. Io posso solo dire che la squadra sta facendo bene e, se a fine girone d’andata sarà ancora nei primi posti della classifica, allora un sacrificio economico importante si potrebbe fare».
Dei giocatori arrivati quest’anno, c’è qualcuno in particolare che ha catturato la sua attenzione?
«Galano su tutti. Sta giocando molto bene, dimostrando che una pedina come lui per la B è un vero valore aggiunto. Il Pescara quest’anno ha fatto degli acquisti azzeccati. Penso a Drudi e Busellato, per esempio, due elementi importantissimi per la serie B. Poi c’è Borrelli, che conosco molto bene, e che pian piano verrà fuori, ma non bisogna mettergli fretta».

Josè Machìn
Machìn l’anno scorso è esploso grazie a lei, ha fruttato una buona plusvalenza al Pescara e quest’anno è tornato dal Parma con un piglio diverso. È l’anno del definitivo decollo?
«Questo deve essere l’anno della consacrazione. Machìn è un giocatore straordinario e ha tutti i mezzi per arrivare lontano. Dipende tutto da lui».
Con l’ambiente pescarese è rimasto in contatto?
«Sì, certo. Mi sento spesso con Giorgio Repetto, un rapporto d’amicizia che va oltre il lavoro. Per me l’amicizia conta ed è sacra. Poi lì c’è il mio amico Luciano Miani (allenatore dell’Angolana, in Eccellenza ndr) e qualche tempo fa mi è capitata una cosa bellissima. Mi ha chiamato una persona che orbita attorno al mondo biancazzurro, un tifoso, diciamo così. Mi è venuto a trovare a Treviso, vicino casa mia, e ci siamo incontrati. Mi ha fatto piacere, vuol dire che ho lasciato un bel ricordo a Pescara».
Chi si giocherà la serie A?
«Il Benevento è la squadra più forte e che ha trovato la giusta continuità. Per l’altra squadra sarà una battaglia. Non vedo favorite e sarà una bagarre per il secondo posto. Poi, nella lotteria dei play off può succedere di tutto e il Pescara può arrivare fino in fondo. I biancazzurri per fare il salto di qualità, però, devono puntellare la rosa nel mercato di gennaio».
Nella sua esperienza in riva all’Adriatico, qual è stato il giocatore che le ha dato maggiori soddisfazioni?
«Tantissimi. In due anni ho avuto modo di lavorare con grandi giocatori, anche nel primo anno quando ci siamo salvati. Ho avuto la fortuna di allenare un grande gruppo».
L’anno scorso la sua media punti è stata ottima.
«Sì, ma poi quello che conta è sempre il risultato finale. Quella maledetta partita di semifinale con il Verona è stata una mazzata. Per una serie di episodi abbiamo perso e la cosa mi ha dato molto fastidio. Ho impiegato tre mesi per riprendermi da quella delusione».
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