Gianluca Grassadonia con la maglia del Cagliari nella stagione 1998-1999

GRASSADONIA / IL RITRATTO

Tecnico dal carattere forte, in panchina tra alti e bassi 

Salernitano doc, da calciatore vede la morte in faccia in campo a Udine. A Cagliari gli bruciarono la macchina sotto casa, poi litigò col presidente Cellino

PESCARA. Non è tipo che alza la voce Gianluca Grassadonia, ma sa puntare i piedi per terra. Lo ha fatto più volte nel corso della carriera di calciatore e di allenatore. Ha un carattere niente male l’ex difensore, oggi 48enne, cresciuto con il mito di Zdenek Zeman che l’ha fatto esordire in serie A a Foggia nel 1993. Agile e scattante da centrale difensivo; riflessivo, studioso e preparato da allenatore. E’ un salernitano doc. A Salerno ha giocato e allenato, anche se non è mai stato un profeta in patria. Colpa del carattere piuttosto introverso e di una partita che i tifosi granata non hanno dimenticato: un Cagliari-Salernitana 3-1 alla terz’ultima giornata della stagione 1998-99 terminata con la retrocessione in B della squadra allora allenata da Franco Oddo. Grassadonia gioca con il Cagliari e l’esultanza a fine partita va di traverso ai tifosi granata.
La morte in faccia e la lite con Cellino. Sull’isola gioca sei anni, dal 1997 al 2003. Nella stagione 1998-99, in un Udinese-Cagliari, a seguito di uno scontro di gioco va in arresto cardio-respiratorio. Lo salvano il compagno di squadra Scarpi e il massaggiatore dei friulani grazie alla respirazione bocca a bocca e tre massaggi cardiaci. Grassadonia non è tipo da scendere a compromessi. Nel 2003 gli bruciano la macchina parcheggiata sotto casa. Qualche giorno i muri di Cagliari vengono imbrattati di scritte contro il difensore salernitano. Celebre il braccio di ferro con Massimo Cellino, presidente dei rossoblù. Nel 2010 si chiude in tribunale con Cellino che, dopo aver ricevuto una lettera di scuse e il pagamento di un congruo indennizzo economico, ritira la querela per diffamazione presentata nel 2006 contro l'ex capitano, reo di aver rilasciato dichiarazioni di fuoco a un'agenzia radiofonica poi riprese da tutti i quotidiani. Intervista nella quale Grassadonia adombra l'ipotesi che il presidente del Cagliari si fosse servito degli ultrà per intimidirlo e convincerlo a lasciare l’isola, avanzando persino il sospetto che fosse il mandante dell'incendio doloso che nel 2003 distrusse la sua auto.
In panchina. Nel 2007 a Salerno chiude la carriera da calciatore e inizia quella da allenatore, nelle giovanili tra Berretti e Primavera. Viene chiamato in prima squadra da Nicola Salerno a stagione in corso, nel 2009. Ma dura qualche mese in un campionato tormentato per i colori granata. Da lì comincia a girovagare in Campania: sulla panchina della Casertana in serie D. E poi, in Seconda divisione (l’ex C2), a Pagani dove costruisce un piccolo capolavoro, mostrando la schiena dritta al cospetto della società che gli mette fuori squadra tre giocatori. Lui reagisce presentando le dimissioni, poi, dopo un paio di mesi, il club lo richiama e la stagione termina (giugno 2012) con la vittoria dei play off, battendo il Chieti in finale. Una gioia che arriva poche settimane dopo la grave perdita del padre. Da Pagani a Messina, un’altra promozione. L’impostazione di base è il 4-3-3, ma con il tempo sa evolversi. Sa adattarsi alle caratteristiche dei giocatori fino a utilizzare il 5-3-2.
L’ascesa. Di nuovo a Pagani dove tra i giocatori c’è anche l’attuale ds del Pescara Antonio Bocchetti. Con la Paganese ottiene buoni risultati in Lega Pro, lancia giovani e attira su di sé l’attenzione di addetti ai lavori di serie B. Nell’estate del 2017 firma per la Pro Vercelli. Inizia bene, vincendo il derby contro Novara (non accadeva da 17 anni). La squadra gioca un buon calcio, ma una parte della società gli si mette contro e viene esonerato. Al suo posto Gianluca Atzori che dura qualche settimana, perché il patron Massimo Secondo lo richiama definendo un errore il suo licenziamento. Ma ormai il giocattolo è rotto e Grassadonia non finisce la stagione. Si fa comunque apprezzare e così nell’estate del 2018 torna a Foggia dove era stato da giocatore. I satanelli partono bene, nonostante la penalizzazione (8 punti). A dicembre la società non riesce a resistere alle pressioni della piazza e chiama in panchina il foggiano Padalino. A marzo il Foggia richiama Grassadonia che recupera terreno, ma retrocede all’ultima giornata di campionato, perdendo a Verona. In quella squadra ci sono Galano e Busellato che oggi ritrova a Pescara. Nell’ottobre del 2019 la chiamata del Catanzaro, prende il posto di Auteri. Dura poco, perché la squadra è fidelizzata al tecnico esonerato. E dopo la sconfitta di Teramo nel gennaio del 2020 le strade si dividono con il ritorno di Auteri a Catanzaro. Nell’ottobre scorso arriva la chiamata della Paganese, la solita Paganese. Ma Grassadonia dice no, perché vuole spezzare il cordone ombelicale che lo lega al club campano. Aspetta. Fino a sabato pomeriggio quando chiama il Pescara: serve un’impresa per schivare la retrocessione.
@roccocoletti1.

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