Teramo show, L’Aquila sprofonda: ecco cosa ha detto il derby

Finisce 5-2 per i biancorossi. La squadra di Pomante prosegue l’inseguimento alla capolista Ostiamare, i rossoblù scivolano a meno 11 dalla vetta
TERAMO. Chi si ferma è perduto, titolava il Centro ieri presentando il derby del Bonolis. Ebbene, il campo ha detto che per la corsa alla serie C è quasi certamente perduta L’Aquila: travolta dal Teramo con cinque gol, è sprofondata a -11 dalla vetta. I miracoli talvolta accadono nel calcio, è vero, ma per far rientrare i rossoblù ce ne vorrebbe uno bello grosso.
Il derby del Bonolis, nella sostanza, dura un tempo: il primo. Fino all’intervallo è una delle partite più belle viste in riva al Tordino negli ultimi anni: squadre votate all’offensiva, ritmi altissimi e qualche giocata individuale di livello. Il Teramo la comincia all’assalto, con due conclusioni di Sereni e Carpani, ma al primo tentativo passa L’Aquila con una giocata da centravanti di razza di Di Renzo, bravo prima a liberarsi dalla marcatura al limite dell’area, poi a controllare e girarsi, infine a indirizzare un rasoterra micidiale nell’angolo: palla che bacia il palo e s’insacca, tripudio degli oltre 400 tifosi ospiti. Fucili ha scelto il 3-5-2 sacrificando Banegas, evidentemente per essere in superiorità numerica nel mezzo, e il piano inizialmente sembra funzionare: il Teramo, per guadagnare campo, deve lanciare lungo. Il calcio però non è solo tattica, è anche (soprattutto?) spirito. Lo spirito del Teramo, sullo 0-1, è feroce; quello dell’Aquila è evidentemente molle se, pur dando l’impressione di tenere bene il campo, i rossoblù rischiano grosso già all’8’ (Sereni a percussione, tiro sporco, para Michielin) e poi prendono tre gol nel giro di 17 minuti. Al 13’ sugli sviluppi di un calcio piazzato impatta l’ex Alessandretti, che gira da due passi sotto la traversa un assist dal fondo di Fall; al 26’ l’altro ex Sereni chiude in corsa di sinistro un’azione avviata da Angiulli con un lancio a tagliare il campo e resa pericolosa dalla perfetta combinazione Costanzi-Pavone sulla destra; al 30’ Carpani, servito da Sereni al limite dell’area, regala un gioiello da serie A mettendo il pallone all’incrocio dei pali. Subito prima L’Aquila con una bella azione avvolgente aveva portato pericolosamente al tiro Astemio (fuori). Fucili sul 3-1 passa al 4-4-2 con Carella e Corigliano esterni di centrocampo, L’Aquila ora attacca a pieno organico ma non punge e nel recupero resta in dieci perché Zampa, già ammonito, incappa in un altro giallo.
È questa la pietra tombale sul derby. L’inferiorità numerica degli avversari e il doppio vantaggio rendono il secondo tempo del Teramo poco più di un allenamento: baricentro basso, tikitaka in avvio di azione e poi verticalizzazioni spesso efficaci. Sulla sponda opposta Fucili non si gioca la carta Banegas neanche part-time e chiede a Sparacello di sacrificarsi da esterno sinistro nel 4-4-1. Michielin in avvio para tiri insidiosi di Pavone e Sereni, ma al 24’ nulla può sul tocco morbido del “man of the match” Sereni, servito oltre la difesa da un passaggio geniale di Carpani: 4-1. Dalla curva ospiti si leva il coro “vergognatevi”. L’Aquila, a dire il vero, ci prova, resta in partita e al 31’ l’arbitro la omaggia di un rigore generoso che un altro degli ex di turno, Sparacello, trasforma. Subito dopo Di Renzo impegna Torregiani, ma è l’ultima fiammata aquilana: il Teramo gestisce bene il finale di gara e al 44’ trova il gol anche il terzo ex di parte biancorossa, Persano, entrato al posto di Fall, con un chirurgico rasoterra dai 16 metri.
Il Diavolo si prende l’ovazione del Bonolis e tiene il passo di Ostiamare e Ancona, riguadagnando il terzo posto. Ma il novembre “terribile” non è finito: domenica derby insidioso a Notaresco e poi l’Ancona in casa. La squadra vista ieri può fare il pieno, però non sarà facile. Di certo sarà ancora più dura, per L’Aquila, rialzarsi dopo questa scoppola, peraltro non isolata: è la terza consecutiva in trasferta con un mare di gol subiti.
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