Roberto Baggio, 52 anni, ex attaccante di Fiorentina, Juve, Milan, Inter, Bologna e Brescia

CALCIO / AMARCORD

Usa 94, l’incubo di Baggio 

Il campione e il rigore nella finale Mondiale: «Penso sempre a quell’errore»

TRENTO. «Mi capita ancora che mi venga in mente prima di andare a dormire. Anche perché era il sogno che avevo da bambino, una finale Italia Brasile...». Così Roberto Baggio, nel corso della seconda edizione del Festival dello sport di Trento. Il Pallone d'oro 1993 è stato accolto da un'ovazione del pubblico che ha gremito il Teatro Sociale. L'ex “Divin Codino” ha ricordato l'episodio più noto e triste della sua lunga e prestigiosa carriera, in cui, tra le altre, ha indossato le maglie di Juve, Inter e Milan. Nella finale dei Mondiali del 1994, nel caldo torrido di Pasadena, Baggio sbagliò l'ultimo rigore della serie contro il Brasile di Romario e Bebeto. «Rigori ne ho sbagliati tanti», ha ricordato Baggio, «ma non ho mai tirato un rigore alto. L'ho sognato per anni e ho fatto fatica a rielaborarlo. È l'episodio che, se avessi la bacchetta magica, cancellerei». Baggio ha raccontato del suo passaggio dal Vicenza alla Fiorentina, e poi quello più turbolento, con tre giorni di guerriglia, dalla Viola alla Juventus. Ma la «sua» maglia numero 10 per eccellenza è stata quella azzurra. «Stare in nazionale per me era un momento particolare, quella maglia era qualcosa di straordinario e incredibile per me, mi ci sentivo bene». Una maglia che gli ha dato tante gioie, ma anche cocenti delusioni. Non solo come quella del Mondiale americano. Lo fu anche, ha ricordato Baggio, l'esclusione dalla spedizione azzurra del 2002 in Corea del Sud e Giappone, dopo un recupero record dall'ennesimo infortunio. «Una ferita non rimarginata paragonabile al calcio di rigore di Pasadena», ha detto Baggio, «perché, forse passo per presuntuoso o arrogante, ma per una volta non mi interessa, credo che alla fine meritassi di essere tra i convocati di quel Mondiale. Perché ho avuto un'operazione e sono tornato dopo 77 giorni in campo. Meritavo di andarci anche solo senza giocare, a parte che avrei giocato... Era forse qualcosa che il calcio mi doveva e non è stato così e forse è anche per questo che oggi mi allontano». Anche se è personaggio schivo e lontano dal calcio, Baggio continua a seguire il campionato: «Mi sarebbe piaciuto giocare oggi, ci sono delle regole che ai nostri tempi non esistevano. Quando vedo la barriera a 9,15 metri e l’arbitro che fa il segno a terra, penso a quanti gol in più su punizione avrebbero fatto Maradona, Zico, Mihajlovic...». Sorride, poi, commentando i protagonisti del calcio attuale. «Sarri? Dove è andato ha sempre fatto bene. Cristiano Ronaldo? È un fenomeno, così come Messi e Ibrahimovic». Una battuta anche su un suo ex compagno in maglia bianconera come Antonio Conte? «Il lavoro dell’allenatore è adatto a lui, è uno che martella».