Virtus, assalto al Livorno per avvicinare i play out

Oggi alle 15 al Biondi l'ultima partita del girone di andata. Per tenere accesa la fiamma della speranza oggi servono tre punti contro i toscani
LANCIANO. È stato un Natale tutt’altro che sereno quello che sta passando la Virtus Lanciano. Qualche lucina a Terni s’è vista, ma per salvare questa squadra devono portare bei doni i re magi: senza “regali” consistenti da parte della società per l’Epifania o giù di lì, non si va da nessuna parte. Nel frattempo, nell’ultimo pacchetto da scartare rimasto sotto l’albero, bisogna trovare assolutamente i tre punti, battendo il Livorno e avvicinando il più possibile la zona play out che oggi dista 5 punti. In attesa del ritorno in campo il 16 gennaio, di nuovo al Biondi con la Pro Vercelli, gli occhi saranno puntati tutti sulla società: sulle mosse di mercato e soprattutto su chi sarà chiamato a farle. La squadra, che al Liberati avrebbe meritato il successo, ha fatto vedere apprezzabili passi avanti. Progressi già messi in mostra col Pescara: maggiore padronanza del campo, possesso palla, pressing alto e più occasioni da rete rispetto agli avversari.
Non è bastato per vincere, ma continuando su questa strada i tre punti arriveranno. Il fatto è che devono arrivare presto e devono arrivare a più riprese: e per questo, non serve girarci intorno, c’è bisogno di investimenti sostanziosi. Da parte di chi? Sul piatto c’è un’offerta, che venga definita embrionale o meno, ma c’è. Il fatto è che questa trattativa tra la famiglia Maio, proprietaria della Virtus dal 2008, e l’imprenditore Antonio Colasante, non riguarda solo il club rossonero. Per la squadra di calcio, infatti, si potrebbe anche fare presto, ma in ballo ci sono pure altri rami d’azienda del gruppo Maio che comportano tempi più lunghi, anche per questioni essenzialmente tecniche e burocratiche. In fin dei conti non era poi così campata in aria l’ultima nota ufficiale del club, che affermava categoricamente che per la cessione della Virtus «non ci sono trattative vere e serie». Perché in effetti non c’è una «trattativa vera e seria» per cedere la Virtus, ma ce n’è una più ampia che non riguarda solo la società sportiva. Tra l’altro far passare il club da una proprietà all’altra è relativamente semplice e può anche avvenire rapidamente: soprattutto in tempo per far gestire a una nuova proprietà il mercato di gennaio, per andare al sodo di ciò che interessa più strettamente alla tifoseria.
Ben più complesso è il resto, vincolato appunto a problemi che trascendono dalla stessa volontà delle parti in causa. In tutta questa vicenda però la Virtus è decisamente il vaso di terracotta che tra uno scossone e l’altro rischia di rompersi. I Maio stanno cercando di metterci una pezza con l’ingresso di qualche socio che possa contribuire con risorse fresche al mercato di gennaio e a sostenere le spese per portare a termine la stagione. Qualche bozza di trattativa c’è anche per questo, ma al di sotto di quanto servirebbe. Si rischia così di ripiegare su una serie di scambi e su una campagna cessioni più forte di quella acquisti. Inevitabile potrebbe essere la partenza di Antonio Piccolo, trattenuto a fatica in estate, vero e proprio uomo in più della formazione di Roberto D’Aversa. Piccolo ha di nuovo la valigia pronta: e stavolta sembra proprio che non resti che da infilarci lo spazzolino. Su di lui c’è il Pescara, ma fa sul serio pure l’Avellino, che ha messo gli occhi anche su Raffaele Pucino. Fatali per i rossoneri sarebbero immobilismo e mosse improduttive nel mercato di riparazione, perché consegnerebbero al girone di ritorno un organico che nell’andata ha dimostrato, nonostante la buona volontà, e al netto di tutta la sfortuna e delle imprecisioni migliorabili, di valere meno di una ventina di punti. E ragionando per tabelle e calcoli, chiudendo bene che vada l’andata a 18 e facendo qualcosina in più al ritorno, salvo miracoli, si arriva sì e no a 40 punti: per giocare i play out ne servono solitamente 44-46.
Andrea Rapino
©RIPRODUZIONE RISERVATA