Abuso e falso, indagato l’ex comandante

7 Maggio 2014

Avviso di garanzia a Tarcisio Cava: quando era capo dei vigili ha rilevato oltre mille infrazioni nel giro di due mesi

ROSETO. Abuso d’ufficio e falso ideologico. Sono i reati a carico di Tarcisio Cava, l’ex comandante della polizia municipale di Roseto, ipotizzati dalla Procura di Teramo in conseguenza delle oltre mille multe comminate dallo stesso Cava in appena due mesi. Proprio ieri i capi di imputazione sono stati formalizzati attraverso un avviso di garanzia notificato al diretto interessato e, per conoscenza, comunicato ufficialmente sia al nuovo responsabile del corpo, il maggiore Berardo D’Emilio, sia al sindaco di Roseto, Enio Pavone.

Gli uomini della questura di Teramo si sono presentati al comando della municipale dove hanno preso visione della documentazione relativa alla vicenda. Subito dopo si sono recati in Comune. Qui hanno avuto un incontro con il primo cittadino per informarlo dell’avvio delle indagini nei confronti dell’ex comandante Cava, anche in questo caso chiedendo di consultare altri documenti utili per le indagini. La vicenda, dunque, prende una piega inaspettata, anche se da tempo i multati hanno dato vita a un’azione per annullare le sanzioni rivolgendosi al prefetto e al giudice di pace. La stessa amministrazione comunale, con in testa il sindaco, ha scaricato ogni responsabilità sul maggiore Cava, comandante del corpo nel periodo in cui lui, da solo, ha registrato le infrazioni (dal 10 ottobre al 12 dicembre 2013) per poi dimettersi dall’incarico, ma non dalla polizia locale, subito dopo la notifica dei primi verbali e la forte protesta dei cittadini.

Ad essere contestato è soprattutto il metodo adottato nel rilevare le infrazioni. L’ex comandante si è infatti appostato in prossimità di due semafori (uno a Campo a Mare e l’altro in piazza Ungheria) dove ha filmato il transito degli automobilisti con un’apparecchiatura non omologata, senza il supporto di colleghi in un normale posto di blocco, per di più in borghese per non farsi individuare. Poi, con calma, nel suo ufficio avrebbe passato al setaccio i filmati per individuare gli automobilisti che non rispettavano il codice della strada. La stragrande maggioranza dei multati è stata pizzicata dall’ex comandante mentre commetteva esclusivamente tre tipi di infrazioni: uso del telefonino, guida senza cinture e attraversamento con semaforo rosso.

La questione si è trasformata in un caso politico, con l’opposizione pronta a lanciare una pesante accusa sulla presunta origine di tali contravvenzioni: la necessità di fare cassa da parte dell’amministrazione comunale, con pressioni in tal senso da parte di qualche esponente della maggioranza nei confronti del neo-maggiore Cava, il quale avrebbe solo obbedito agli ordini. Un’ipotesi rispedita al mittente dal sindaco Pavone, il quale si è tirato fuori dalla vicenda, sostenendo di non poter far nulla per bloccare l’iter dei verbali, tantomeno per annullare le multe. Nel frattempo sono intervenuti i partiti di maggioranza, i cui capigruppo si sono incontrati con il prefetto per sensibilizzarlo sulla questione, affinché trovi degli appigli legali concreti per annullare tutte le multe. Ora, però, si apre un capitolo nuovo: quello dell’inchiesta penale.

Federico Centola

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