Silvi

Addio Giampietro, il camionista di Silvi morto in autostrada: aveva vinto una lunga battaglia con l’Inail sui contributi

20 Novembre 2025

Giuseppe Antonio Giampietro, autotrasportatore di 63 anni, vittima di un tamponamento tra mezzi pesanti sull’A1 in provincia di Modena. Era originario di Spoltore, ma da anni viveva a Silvi

SILVI. È rimasto incastrato tra le lamiere del suo Tir. Non ha avuto scampo Giuseppe Antonio Giampietro, autotrasportatore di 63 anni, originario di Spoltore ma da anni residente a Silvi, rimasto vittima in un tamponamento lungo l’autostrada A1 a San Cesario sul Panaro, in provincia di Modena. Lo schianto intorno all’una della notte tra martedì e mercoledì è stato violentissimo e ha comportato rallentamenti lungo la carreggiata in direzione nord. Per estrarre Giampietro dall’abitacolo accartocciato del mezzo pesante di cui era alla guida è stato necessario, infatti, un complesso intervento dei vigili del fuoco del distaccamento di Vignola, supportati dai volontari di Bazzano e di un’autogru arrivata dal comando di Bologna.

Nel tamponamento sono rimasti coinvolti altri due mezzi pesanti con a bordo a una donna di 37 anni e un uomo 39enne, rimasti illesi. Per tentare di salvare l’autotrasportatore rimasto incastrato sono arrivati operatori sanitari a bordo di un’ambulanza e di un elicottero, ma per il 63enne non c’è stato nulla da fare. Giampietro lascia la moglie e due figli che attendono il rientro della salma a Silvi. Prima del nulla osta alla sepoltura, però, sarà necessaria l’autopsia disposta dal pm di turno. Trascorso un breve periodo nel quale era stato assunto al Comune di Silvi, il 63enne aveva avviato l’attività di autotrasportatore in giro per l’Italia e all’estero.

Giampietro, che ha lavorato come dipendente per circa vent’anni, è stato anche protagonista di un caso di mala burocrazia di cui si occupò il Centro nel 2013. Quella dell’autotrasportatore fu un’odissea tra uffici e carte bollate iniziata, a sua insaputa, nel 1988 quando per errore venne iscritto il suo nome, senza che lui ne avesse mai fatto richiesta, sul registro delle imprese artigiane di Teramo. L’Inail a distanza di tempo gli aveva chiesto, altrettanto erroneamente, 15mila euro di contributi arretrati che, con interessi di mora e altri oneri accessori, erano lievitati fino a 78mila euro nelle cartelle di Equitalia. La somma pretesa dall’istituto di previdenza era riferita ai supposti omessi versamenti di oneri previdenziali e assistenziali risalenti agli anni 88-89 in quanto titolare di una ditta in effetti inesistente. L’autotrasportatore denunciò il caso sulle pagine del quotidiano e rivolgendosi a un avvocato con l’aiuto del quale riuscì a vincere la battaglia contro l'Inail che, alla fine, gli aveva cancellato ogni addebito. «Se non avessi avuto con me i documenti conservati da oltre venti anni, le cose non sarebbero andate a finire così», aveva sottolineato Giampietro, che aveva lanciato un appello a tutti i contribuenti di non buttare mai i documenti. L’autotrasportatore abitava in una palazzina in via Taranto e quando tornava dai suoi viaggi frequentava il quartiere.