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20 novembre

20 Novembre 2025

Oggi, ma nel 1945, a Villarbasse, in provincia di Torino, nella Cascina Simonetto, residenza dell’avvocato Massimo Gianoli, già dirigente dell’Agip Piemonte, la banda siciliana originaria di Mezzojuso, composta da Francesco La Barbera, Giovanni Puleo, Giovanni D’Ignoti e Pietro Lala alias “Francesco Saporito”, per rapinare 200mila lire, uccideva dieci persone della famiglia, lasciando in vita solo il piccolo Pierino di 2 anni. Tre dei responsabili verranno catturati e condannati a morte (nella foto, particolare, la notizia rievocata sul quotidiano torinese “La Stampa” del 5 novembre 1970, da sinistra a destra, indicati dalle frecce, Giovanni Puleo, Francesco La Barbera, Giovanni D’Ignoti, prima di essere passati per le armi dei 36 poliziotti del reparto “Celere”).

Lala, invece, verrà fatto fuori nella terra natia durante un regolamento di conti tra malavitosi. La pena capitale, mediante fucilazione, sarà comminata a Torino il 5 luglio 1946, confermata dalla Cassazione il 29 novembre ed eseguita il 4 marzo 1947, alle Basse di Stura. Sarà l’ultima scarica di piombo di Stato del Belpaese. Il magistrato che si occuperà della vicenda, richiedendo da pubblico ministero l’estremo supplizio, che tra l’altro stava per essere eliminato, l'1 gennaio 1948, con l’ingresso della nuova carta costituzionale, sarà il novarese Oscar Luigi Scalfaro, che il 28 maggio 1992 diverrà il nono presidente della Repubblica.

Oltre al già menzionato Gianoli, di 65 anni, le vittime, i cui cadaveri verranno rinvenuti il 28 novembre dal mugnaio Enrico Coletto che si calerà nella cisterna dell'acqua piovana del caseggiato, erano: Antonio Ferrero, affittuario, di 51; Anna Varetto, moglie di Ferrero, di 45; Renato Morra, genero dei Ferrero, di 24; Marcello Gastaldi, bracciante, di 45, Teresa Delfino, domestica, di 61, Rosa Martinoli, seconda domestica, di 65; Fiorina Maffiotto, terza domestica, di 32; Gregorio Doleatto, marito della Marfiotto; Domenico Rosso, marito della Martinoli. “Saporito” aveva fatto da spia in quanto ex lavorante nel luogo dell’assalto micidiale, ma era stato riconosciuto dai proprietari, per questo veniva presa la decisione di far fuori ogni potenziale testimone. Tutta la vicenda verrà ricostruita anche dal giornalista Gianfranco Venè nel volume intitolato “La notte di Villarbasse”, che sarà pubblicato dall’editore meneghino Bompiani, nel 1987.