Teramo

Alpinisti morti sul Gran Sasso, i familiari: «Potevano essere salvati». C’è un indagato per omicidio colposo

8 Agosto 2025

Il papà di Luca Perazzini dopo il ritrovamento di zaino e scarpone del figlio: «È stato fatto tutto quello che si poteva fare?». I corpi dei due alpinisti riminesi di 42 e 48 anni morti assiderati furono ritrovati dopo cinque giorni dalle richieste d’aiuto

TERAMO. «Potevano essere salvati e noi familiari vogliamo sapere se stia stato fatto tutto quello che si poteva e doveva»: le parole si muovono tra le ferite perché nessun genitore dovrebbe mai sopravvivere a un figlio. Giancarlo Perazzini ha saputo che dopo sette mesi la montagna ha restituito lo zaino e lo scarpone del figlio Luca, morto assiderato con l’amico Cristian Gualdi sul versante aquilano del Gran Sasso dopo essere rimasti bloccati a causa di una forte ondata di maltempo.

I corpi dei due alpinisti riminesi di 42 e 48 anni morti assiderati furono ritrovati dopo cinque giorni dalle richieste d’aiuto quando il miglioramento delle condizioni meteo aveva consentito il sorvolo aereo e la partenza della squadre da terra. Sulle operazioni di soccorso è in corso un’inchiesta della Procura di Teramo (fascicolo della pm Laura Colica) aperta proprio dopo gli esposti presentati dai familiari dei due alpinisti assistiti dagli avvocati Francesca Giovannetti e Luca Greco. Nel fascicolo per omicidio colposo ormai da giugno c’è un indagato. L’esposto dei familiari è nato dal presupposto di voler comprendere se sul Gran Sasso, nel giorno in cui due alpinisti arrivarono, ci fossero le condizioni sufficienti per consentire il libero accesso in quota anche a fronte dell’allerta meteo che era stata diramata dalla Protezione civile. Altra questione sollevata dai legali è stata quella della segnaletica.

Nell’ambito delle attività delegate dall’autorità giudiziaria, i carabinieri hanno da subito acquisito svariata documentazione e i telefonini dei due alpinisti su cui la Procura ha disposto una consulenza tecnica che da poco è stata rimessa all’autorità giudiziaria confermando, così come emerso sin da subito, le 17 telefonate fatte per chiedere aiuto. I corpi dei due uomini, ritenuti alpinisti esperti, vennero individuati il 27 dicembre scorso quando il miglioramento del tempo aveva consentito il sorvolo aereo e la partenza delle squadre da terra. Quel giorno i due vennero ritrovati esattamente nello stesso luogo da cui domenica 22 dicembre era stato lanciato l'allarme. La richiesta d’aiuto era arrivata proprio da uno dei due riminesi dopo che l’altro era scivolato verso la Valle dell'Inferno e aveva perso alcuni elementi di vestiario, tra cui uno scarpone.

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