Cinghiate durante il campo estivo, i ragazzi confermano le accuse

Il tribunale di Ascoli Piceno
Due minori ascoltati in aula, in modalità protetta, dicono dell’educatore imputato: «Ci ha picchiati più volte, intimandoci di non riferire nulla». Un papà: «Mio figlio è ancora scosso»
MARTINSICURO. In tribunale ad Ascoli Piceno c’è stato un passaggio importante nella vicenda dei ragazzini martinsicuresi di 12 anni che accusano un educatore di averli presi a cinghiate durante un campo estivo della parrocchia. I due ragazzi, ora 15enni, sono stati sentiti in aula in modalità protetta, alla presenza dei genitori, sui fatti che sarebbero avvenuti nell’Ascolano nell’estate del 2022, e li avrebbero confermati senza esitazioni. L’imputato è il 56enne Salvatore Massimo Grimaldi di Martinsicuro. È stata un’udienza molto delicata quella andata in scena mercoledì davanti al giudice monocratico Barbara Bondi Ciutti.
I fatti per i quali si sta celebrando il processo sono riferiti a una vacanza in un campo estivo in località Meschia, nel territorio di Roccafluvione: campo organizzato dalla parrocchia del Sacro Cuore della cittadina truentina. Le accuse all’educatore del centro sono di abuso di mezzi di correzione, percosse, lesioni, tentata violenza privata. Atti che avrebbe commesso talvolta anche di notte, nella cameretta dei ragazzini, utilizzando una cinta, con la quale avrebbe sferrato in varie occasioni più colpi in direzione dei minori colpendoli alle gambe e alla schiena, anche con la parte della fibbia.
La vicenda giudiziaria ha preso spunto dalla denuncia dei familiari di due dodicenni, che – assistiti dall’avvocato Mauro Gionni – si sono costituiti parte civile, anche per conto dei figli minorenni che avevano partecipato alla colonia estiva. I racconti choc di due dei ragazzini picchiati sono stati confermati in aula. Sono stati sentiti in modalità protetta, alla presenza dei genitori, e hanno anche chiesto e ottenuto di non vedere l’uomo che accusano, celato dietro un paravento. Entrambi hanno confermato di aver subito violenze fisiche da parte dell’educatore.
«Ci ha picchiato con delle cinghiate e anche colpendoci con una borraccia», hanno riferito i due ragazzini al giudice aggiungendo che apparentemente non vi erano motivi per punizioni corporali, se non per il fatto che avevano fatto un po’ di rumore durante una serata in colonia e che in un’altra occasione erano stati in cucina per prendere qualcosa da mangiare. «Ci ha anche minacciati di non raccontare niente ai nostri genitori», hanno aggiunto, «anche qualche altro educatore ci ha detto di non dire nulla altrimenti non saremmo più tornati in vacanza».
«Aveva i segni delle cinghiate sul corpo, che ho fotografato e sono stati refertati al Pronto soccorso, e per diverso tempo non ha voluto dormire da solo», il racconto di un papà, «e, ora che ha ripreso a farlo, vuole comunque la luce accesa. È anche in cura presso una psicologa», ha continuato il genitore, «insomma porta ancora i segni di quello che ha subito». La prossima udienza è stata fissata per il 26 febbraio e in quell’occasione verranno ascoltati altri testimoni.
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