Arrestato a Londra per l'agguato a Silvi: «Ha sparato al capo della Motorizzazione»

Un 26enne fermato con l’accusa di tentato omicidio e attualmente detenuto in un carcere inglese. Le autorità italiane hanno chiesto l’estradizione, tra qualche giorno dovrebbe rientrare

SILVI. L’unica certezza, per ora, è l’arresto eseguito qualche giorno fa a Londra. Perchè gli investigatori teramani sono arrivati nel Regno Unito per dare un volto all’uomo che, secondo la loro ricostruzione, l’8 giugno dell’anno scorso sparò un colpo di pistola all’auto su cui viaggiava Nino Mario Presutti, il 57enne direttore della Motorizzazione di Chieti originario dell’Aquila e residente a Silvi. Si tratta di D.M., 26enne di Silvi: il giovane è accusato di tentato omicidio e con questa ipotesi di reato è stato arrestato in esecuzione di un mandato d’arresto internazionale dopo l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare chiesta ed ottenuta dalla Procura teramana. Nelle prossime ore dovrebbe rientrare in Italia visto che per lui, dopo l’arresto e la detenzione in un carcere londinese, è scattata la richiesta di estradizione. Nella metropoli inglese il giovane si trovava da qualche mese per motivi di lavoro. Dice il suo avvocato Ernesto Picciuto: «Dopo l’arresto eseguito a Londra attendo semplicemente di conoscere quali siano le effettive contestazioni che sono mosse al mio assistito».

TELECAMERE E CASCO. In attesa di conoscere il movente, è evidente che nove mesi d’indagini abbiano consentito agli investigatori (i carabinieri coordinati dal pm Greta Aloisi) di mettere insieme tutte le tessere di un complesso puzzle. Grazie anche a quelle immagini catturate all’epoca da una telecamera della zona che immortalarono quel giovane in sella ad un scooter rubato il giorno prima a Pescara e con il volto coperto da un casco integrale. Un casco che, nel corso di alcune perquisizioni, sembra sia stato ritrovato nella disponibilità dell’uomo. E che potrebbe essere stato il punto di partenza di complesse indagini portate avanti per scoprire chi quella mattina del giugno dell’anno scorso affiancò la macchina di Presutti ed esplose un colpo calibro 9 sullo sportello della vettura.

L’ATTENTATO. Alle 7.40 di quel mercoledì 8 giugno del 2016 il direttore della Motorizzazione uscì, così come ogni mattina, dalla sua abitazione in via Piave, salì sulla sua Toyota Prius e si diresse verso la statale 16, direzione Chieti. Ma quel giorno percorse meno di 500 metri: uno Scarabeo 125 con a bordo un uomo con un casco integrale nero, che evidentemente lo stava aspettando appostato nelle vicinanze, si affiancò all'auto, dalla parte del guidatore. L'uomo tirò fuori una pistola, probabilmente un'automatica calibro 9, ed esplose un colpo. Il proiettile, fortunatamente, non raggiunse Presutti: si conficcò nella carrozzeria, causando anche la rottura del vetro del finestrino. Lo scooterista non tentò di sparare un secondo colpo, ma accelerò e scappò. Il motorino venne ritrovato intorno alle 12, relativamente vicino al luogo dell'agguato. Nella fuga l'attentatore prese la rotonda sulla statale 16, poi girò a destra, all'incrocio per Treciminiere, percorse qualche centinaia di metri e abbandonò lo Scarabeo. Forse per salire su una macchina, forse per continuare la fuga a piedi.

VIGILANZA A PRESUTTI. Presutti ha sempre detto agli investigatori di non aver mai ricevuto minacce nè per questioni di lavoro nè per questioni personali. Subito dopo i fatti e per qualche mese la prefettura gli assegnò una vigilanza particolare per tutti i suoi spostamenti. Servizio revocato di recente. In questi mesi di indagini complesse gli investigatori hanno ascoltato decine di persone, a cominciare dai colleghi di lavoro del professionista per finire agli amici e ai tanti conoscenti dell’uomo. Accertamenti serrati e scrupolosi, portati avanti tutti nel massimo riserbo, proprio per fare chiarezza sull’agguato che quella mattina dell’8 giugno 2016 creò molta apprensione non solo a Silvi, ma su tutta la costa. Perchè la presenza di un uomo armato che affianca una macchina e spara al conducente allunga ombre inquietanti su quella che ormai da tempo non è più un’isola felice.

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