Bancomat clonati, 10 anni alla banda

Copiavano le carte con gli skimmer: condannati tre uomini e una donna immortalati dalle telecamere esterne
TERAMO. Dieci anni per aver clonato più di settanta bancomat e carte di credito nel Teramano e nel resto d’Italia: è una maxi condanna che si dividono in quattro quella che il giudice monocratico Roberto Veneziano ha inflitto, in primo grado, alla banda degli skimmer. Così, infatti, nel 2007 venne chiamata l’organizzazione romena sgominata dalla polizia postale. Le indagini scrupolose del pm Laura Colica si sono trasformate in prove che hanno retto al dibattimento: Ion Tintoiu è stato condannato ad un anno e sei mesi; Popa Catalin a tre anni e sei mesi; Iorga Ianut a quattro anni e due mesi; Maricela Koti ad un anno. Per tutti l’accusa è accesso abusivo ad un sistema informatico (reato di competenza della distrettuale), furto e detenzione di carte di credito non abilitate. Secondo l’accusa la banda aveva applicato i cosiddetti “skimmer”, lettori di codici e bande magnetiche, non solo sulle tastierine dei bancomat agli sportelli bancari, ma anche sui dispositivi che autorizzano gli ingressi nelle cabine bancomat degli stessi istituti.
In questo modo avevano una doppia verifica di sicurezza: la tastierina raccoglieva i codici digitati, la fessura del lettore bancomat il codice della stessa card e quello di ingresso serviva da verifica al momento dell’incrocio dei dati. Poi i tre riproducevano i bancomat. Una qualsiasi carta con banda magnetica (quelle del supermercato, dei parcheggi a pagamento e anche degli autolavaggi) poteva essere trasformata in un bancomat. Sistemi di questo tipo erano stati piazzati all’ingresso della cabina bancomat della filiale di viale Crispi della Tercas, a Teramo, e in altri sportelli della Banca Popolare dell’Adriatico a Tortoreto e Giulianova. Con i soldi truffati venivano acquistati televisori, cellulari e vetture. Alcune carte erano state usate anche in Spagna e Francia.
Per mesi gli uomini del compartimento regionale della polizia postale avevano lavorato per comporre un complesso puzzle, partendo dalle immagini catturate dalle telecamere esterne delle banche.
Gli agenti avevano seguito in trasferta le indagini a Roma, Tivoli e Guidonia per studiare e filmare gli spostamenti della banda mentre faceva operazioni. Complessivamente avrebbero falsificato oltre settanta carte di credito usandole per fare acquisti di vario genere. Nel corso delle operazioni gli agenti avevano trovato anche vario materiale tecnologico, computer e altro, che serviva proprio per falsficare le carte di credito e i bancomat.
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