Bandito ucciso nel Teramano L'autopsia: colpito alla spalla 

L’autopsia fa luce sulla sparatoria di Castelnuovo. Ma le bande non si fermano: tentano il furto in casa del sindaco Di Marco

TERAMO. Lo ha ucciso un solo colpo di pistola, con il proiettile che è entrato dalla spalla destra ed è rimasto conficcato nel torace, sempre sul lato destro del corpo. L’autopsia fa un po’ di luce sulla tragica morte di Marjan Kerimi, il malvivente albanese di 24 anni che lunedì sera a Castelnuovo Vomano è stato ucciso dal capopattuglia di una volante della polizia al culmine di un inseguimento in auto sulla statale 150.

La dinamica. Il poliziotto, secondo la versione ufficiale, ha sparato quattro colpi dopo aver visto uno dei quattro malviventi in fuga – rimasti bloccati con l’auto in una strada senza uscita di Castelnuovo, ma intenzionati a non arrendersi – puntargli contro una pistola. Kerimi, a quanto pare, non era armato e non era ancora sceso dalla Mercedes nera su cui la banda alla quale apparteneva si spostava per compiere dei furti. Secondo indiscrezioni, però, il bandito che brandiva la pistola (poi ritrovata, senza caricatore, in un giardino vicino) era dietro di lui. Kerimi, insomma, si sarebbe trovato sulla linea di tiro del poliziotto. Il risultato dell’autopsia appare compatibile con il racconto dell’agente, che aveva di fronte la parte posteriore destra della Mercedes. Kerimi cercava di scendere proprio dallo sportello posteriore destro quando è stato colpito, restando supino sul sedile dell’auto. Il fatto che non fosse ancora in piedi giustificherebbe il percorso del proiettile, entrato dalla spalla e penetrato nel torace perché sparato da un uomo in piedi e quindi arrivato dall’alto.

La perizia bis. Ma l’esame eseguito ieri pomeriggio dall’anatomopatologo Vittorio Fineschi da solo non basta: i suoi risultati dovranno necessariamente essere integrati con quelli della perizia balistica che il procuratore capo Gabriele Ferretti e il pm Irene Scordamaglia hanno affidato a Paride Minervini, docente all’università di Siena. A Minervini toccherà esaminare l’ogiva del proiettile letale e ricostruire, attraverso prove tecniche da effettuare alla presenza delle parti anche sul luogo della sparatoria, la traiettoria del colpo e la distanza da cui è stato sparato. Insomma: l’autopsia è stata solo l’antipasto, l’inchiesta prima di delinearsi dovrà passare attraverso altri accertamenti tecnici.

La difesa. Nel frattempo i legali del capopattuglia, un teramano 38enne, si sono riservati di nominare propri consulenti: sia un medico legale, sia un balista. Il poliziotto è difeso da un avvocato foggiano, Raffaele Ferrantino, con il quale collabora il teramano Fabrizio Silvani. I due hanno ritenuto opportuno non partecipare all’autopsia disposta dal pm con un proprio consulente. Un gesto evidentemente strategico, mirato a non creare frizioni con la pubblica accusa. Che, al momento, ha inviato all’agente un avviso di garanzia generico, senza specificare il reato contestato. Ma fonti attendibili parlano di una contestazione di omicidio colposo, o di eccesso colposo dell’uso legittimo di armi. Quanto ai familiari di Kerimi, finora si è fatto vivo solo uno zio e non si ha notizia di nomine di consulenti da parte sua.

La solidarietà. Il capopattuglia dalla tragica sera di lunedì è in malattia perché nell’inseguimento dei ladri ha riportato delle ferite. A suo carico non risultano provvedimenti disciplinari, mentre si registra una diffusa solidarietà nei suoi confronti da parte non solo di colleghi, ma anche di tanti cittadini. C’è chi ha telefonato in questura per lasciare messaggi di vicinanza nei suoi confronti e chi sui social network propone una colletta per pagargli le spese legali.

I ladri dal sindaco. L’opinione pubblica teramana è palesemente condizionata dal ripetersi di raid notturni di bande di ladri che non si fanno scrupolo di entrare nelle case mentre gli occupanti dormono. E ieri notte, ironia della sorte, un furto è stato tentato nella villetta di Villa Zaccheo in cui vive con la famiglia Vincenzo DiMarco, sindaco di Castellalto (il comune nel quale ricade Castelnuovo Vomano). L’allarme è suonato, evidentemente scoraggiando i ladri, e quando sono arrivati i carabinieri non c’era traccia dei malviventi. «Questo episodio non va enfatizzato», dice Di Marco, «l’importante piuttosto è che i cittadini collaborino con le forze dell’ordine».

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