Bimba dimenticata in auto, il padre patteggia otto mesi

Il 18 maggio scorso a Teramo Lucio Petrizzi dimenticò nell'auto per cinque ore la figlia Elena, due anni. La piccola morì quattro giorni dopo all'ospedale Salesi di Ancona per uno shock termico
TERAMO. La vicenda giudiziaria si chiude, quella umana resterà aperta per sempre perchè nessuna condanna potrà alleviare la vita stravolta di due genitori. Lucio Petrizzi, docente di veterinaria all'università di Teramo, ha patteggiato otto mesi per la morte della figlia Elena, la bimba di due anni che il 18 maggio scorso, a Teramo, dimenticò nell'auto per cinque ore. La piccola morì quattro giorni dopo all'ospedale Salesi di Ancona per uno shock termico. Quel giorno i suoi organi (dopo l'espianto autorizzato dai genitori) furono trapiantati in altri quattro bambini che oggi vivono grazie alla mamma e al papà di Elena.
Ieri mattina il gip Marina Tommolini ha valutato congrua la pena concordata qualche mese fa dal pm Bruno Auriemma (il magistrato titolare del caso) e dall'avvocato Pierluigi De Rosa, il difensore dell'uomo. Nel dispositivo il gip ha voluto sottolineare con una frase «la convinzione dell'uomo di aver portato la figlia all'asilo». Una pena finale ritenuta in linea con quelli che sono gli orientamenti giurisprudenziali. La pena base per omicidio colposo è di un anno mezzo: per l'uomo le attenuanti di essere un incesurato e di non aver mai avuto prima comportamenti simili. Il fatto avvenne il 18 maggio nel parcheggio della sede della facoltà di veterinaria, a Cartecchio.
Alle 8 Petrizzi, che vive a Pagannoni di Campli, arrivò a bordo del suo Suv senza rendersi conto di non aver lasciato all'asilo nido, come faceva tutti i giorni e come avrebbe dovuto fare anche quel giorno, la piccola Elena che era legata al seggiolino sul sedile posteriore. Solo alle 13, andando in pausa pranzo, l'uomo si rese conto di quello che era successo. Tornò in macchina e diede l'allarme. La piccola, disidratata dall'effetto serra che inevitabilmente si crea in un abitacolo d'auto chiuso ed esposto al sole, era già in coma. Venne prima portata all'ospedale di Teramo e successivamente trasporta in elicottero all'ospedale Salesi di Ancona. (d.p.)
Ieri mattina il gip Marina Tommolini ha valutato congrua la pena concordata qualche mese fa dal pm Bruno Auriemma (il magistrato titolare del caso) e dall'avvocato Pierluigi De Rosa, il difensore dell'uomo. Nel dispositivo il gip ha voluto sottolineare con una frase «la convinzione dell'uomo di aver portato la figlia all'asilo». Una pena finale ritenuta in linea con quelli che sono gli orientamenti giurisprudenziali. La pena base per omicidio colposo è di un anno mezzo: per l'uomo le attenuanti di essere un incesurato e di non aver mai avuto prima comportamenti simili. Il fatto avvenne il 18 maggio nel parcheggio della sede della facoltà di veterinaria, a Cartecchio.
Alle 8 Petrizzi, che vive a Pagannoni di Campli, arrivò a bordo del suo Suv senza rendersi conto di non aver lasciato all'asilo nido, come faceva tutti i giorni e come avrebbe dovuto fare anche quel giorno, la piccola Elena che era legata al seggiolino sul sedile posteriore. Solo alle 13, andando in pausa pranzo, l'uomo si rese conto di quello che era successo. Tornò in macchina e diede l'allarme. La piccola, disidratata dall'effetto serra che inevitabilmente si crea in un abitacolo d'auto chiuso ed esposto al sole, era già in coma. Venne prima portata all'ospedale di Teramo e successivamente trasporta in elicottero all'ospedale Salesi di Ancona. (d.p.)
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