Carcere, l’inchiesta si allarga

Due indagati sono sicuri, la procura verifica altre posizioni.

TERAMO. Caso Castrogno: l’inchiesta della procura si muove a grandi passi. A due settimane dall’audio shock sul presunto pestaggio di un detenuto che ha fatto il giro d’Italia, si va verso gli avvisi di garanzia. Nel registro degli indagati sicuramente finiranno i due protagonisti della registrazione, il comandante e l’altro agente, ma è probabile che l’inchiesta possa allargarsi anche ad altri. Figure che, al momento restano ancora da identificare, così come resta da identificare la persona che ha diffuso l’audio. Prima di firmare i provvedimenti il procuratore Gabriele Ferretti e il pm David Mancini aspettano la fine delle indagini affidate ad un particolare gruppo di polizia giudiziaria del ministero di Giustizia, specializzata proprio in questo genere di casi. Il termine indicato dai magistrati per la riconsegna delle indagini scade a fine mese.

I REATI. Le ipotesi di reato per cui si procede sono lesioni, abuso ed omissione. Per quanto riguarda l’ipotesi di lesioni la procura attende il rientro della perizia medica affidata proprio per fare chiarezza sulle condizioni del detenuto al centro del presunto caso di pestaggio. Nei giorni scorsi l’uomo, un italiano recluso per reati connessi alla droga, è stato prima accompagnato all’ospedale di Teramo per fare delle radiografie e successivamente portato a Chieti per essere sottoposto ad una visita medica dal consulente nominato dalla procura. Complesso il discorso riguardante l’omissione: potrebbe riferirsi non solo ad uno dei protagonisti dell’audio shock, ma anche a chi avrebbe dovuto certificare le condizioni di salute del recluso all’indomani del 22 settembre, giorno in cui ci fu la violenta discussione tra il recluso e un agente. Quel giorno il detenuto venne portato nell’infermeria del carcere. Va ricordato che sul caso indaga anche il magistrato di sorveglianza competente per Teramo, che nei giorni scorsi si è presentato in carcere per raccogliere la testimonianza del detenuto, ascoltato anche dagli investigatori delegati da Ferretti e Mancini.

IL SINDACATO OSAPP. Il sindacato Osapp, intanto, interviene sulla sospensione del comandante Giuseppe Luzi, che nei giorni scorsi è stato sollevato dall’incarico dal ministro di Giustizia Angelino Alfano. Per il sindacato «il caso di Stefano Cucchi e le presunte percosse, ancora da accertare, avvenute nel carcere di Teramo, si assomigliano per la medesima cosa: la vittima». Secondo il segretario generale sindacato di polizia Leo Beneduci «è Luzi a patire gli stessi tormenti, e non certamente per quelle ammissioni fatte all’indomani del presunto scandalo. Luzi è stato allontanato, scaricato da tutti, dal capo del Dap che non ha speso una parola a riguardo, dai vertici di via Arenula, dalle istituzioni, dal maggior sindacato della categoria, proprio come il povero Stefano. Tormentato e percosso psicologicamente probabilmente vive lo stesso stress emozionale che ha vissuto il giovane 31enne romano nei pochi attimi di vita che gli rimanevano».

Secondo Beneduci «il comandante di polizia penitenziaria allontanato dal carcere di Teramo è stato massacrato e fatto oggetto di continue telefonate minatorie, che gli hanno anche fatto perdere il sonno e l’appetito. Siamo preoccupati e per questo motivo siamo in continuo contatto con la famiglia al fine di controllare, e nell’eventualità prevenire, possibili gesti del collega. Il provvedimento che ha colpito il nostro collega è stato un atto sbagliato per l’inopportunità della misura su una circostanza che lui stesso ha spiegato».