Cardiologia, la Asl riapre l’ambulatorio

Dopo due giorni di stop alle prestazioni per i pazienti esterni arriva un medico in aiuto. Le accuse del sindacato Cimo

GIULIANOVA. Dopo due giorni di chiusura, stamattina riapre l’ambulatorio di cardiologia. «La chiusura momentanea è da considerarsi un evento unico e l'azienda si prodigherà affinché non si verifichi più in futuro. Si comunica, inoltre, che sarà cura del direttore del dipartimento cardio-vascolare, Cosimo Napoletano, di recuperare le prestazioni non effettuate nei giorni di lunedì e martedì. L'Urp si scusa per i disguidi, conseguenti a problemi temporanei di un componente dell'equipe di cardiologia di Giulianova», si legge in una nota della Asl. Lo stringato comunicato non lo dice, ma pare che l’ambulatorio riaprirà in quanto è stato spostato all’ospedale di Giulianova un medico di un ambulatorio sul territorio.

Lunedì e martedì l’ambulatorio cardiologico è rimasto chiuso per la grave carenza di personale nell’intera divisione, dove lavorano 7 medici. Un cartello ha avvisato i pazienti esterni che avevano appuntamento per visite cardiologiche e una serie di esami.

Sull’argomento interviene Alessandro Core, segretario provinciale del sindacato Cimo, oltre che cardiologo, che critica pesantemente la gestione della Asl, soprattutto sotto il punto di vista dell’organizzazione. «Il problema era noto da tempo alla Asl, ma si è dovuti arrivare alla chiusura degli ambulatori», esordisce il sindacalista, «E' vero che la sanità è a corto di risorse, ma è pur vero che si potrebbero gestire molto meglio quelle disponibili. Ma per fare ciò dovrebbero essere al centro delle programmazione sanitaria le esigenze dei cittadini e la demografia sanitaria. E' un dato che l'area Giulianova-Roseto ha gli stessi abitanti di Teramo capoluogo; è un dato che sulla costa la popolazione durante il periodo estivo si triplica, mentre nel capoluogo si dimezza; è un dato che se prima esistevano 12 posti di terapia intensiva cardiologica oltre Teramo (4 a Giulianova, 4 a S«nt’Omero e 4 ad Atri) oggi con i soli 4 di Giulianova non si riesce a soddisfare le necessità (a Sant’Omero sono stati chiusi e ad Atri vengono aperti e chiusi da Asl e Tar). E' su questi dati che dovrebbero basarsi le decisioni dei vertici della Asl. E invece, come la Cimo denuncia da oltre un anno, i reparti vengono aperti e chiusi, trasformati in strutture semplici e ritrasformati in complesse, assegnati ad universitari spesso poco presenti. Nella Asl di Teramo tutto è possibile: medici del territorio portati in ospedale, medici ospedalieri portati con prestazioni incentivate sul territorio, organici pieni lasciati in strutture oramai smantellate e organici svuotati in reparti con grosso volume di prestazioni. I cittadini forse non sanno che la Asl spende cifre enormi per incentivare l'attività di alcuni reparti: ma le incentivazioni (in cui si paga il personale per lavorare di più, ndr)dovrebbero servire per nuovi progetti o per situazioni di emergenza, non per realizzare l'attività quotidiana! Se un reparto ha necessità di 6.500 ore all’anno incentivate perché non assumere, fosse pure a tempo determinato, nuovi medici? Lavorerebbero meglio (perché non lavorerebbero oltre l'orario di lavoro e quindi già stremati) e garantirebbero un organico su cui poter contare a pieno. E in tempi di disoccupazione sarebbe forse anche una scelta più azzeccata. Ma le scelte sono evidentemente dettate da altre motivazioni! Ed i medici che le contestano alla Asl finiscono in commissione disciplinare!».©RIPRODUZIONE RISERVATA