Caso Faurisson, chiuso il master di Moffa

Il consiglio di Scienze politiche: «Non coerente con i nostri obiettivi formativi»

TERAMO. Un comunicato di quattro righe per porre fine a quella che negli ultimi tempi era diventata l’esperienza accademica più controversa dell’ateneo teramano. Il consiglio di facoltà di Scienze politiche, riunito ieri mattina dal preside Adolfo Pepe, ha deciso di non riproporre per il prossimo anno accademico il master “Enrico Mattei in Medio Oriente”, di cui è direttore il professor Claudio Moffa. Il motivo si legge nella quarta e ultima riga del laconico comunicato stampa: «Il master si è dimostrato non coerente con gli obbiettivi formativi complessivi della facoltà». Punto. Dietro questa decisione c’è in realtà il caso Robert Faurisson, il professore francese capofila dei negazionsiti, cioè quegli storici che negano l’esistenza dell’Olocausto (anche se Fourisson, a dire il vero, non è un storico di professione, ma un docente di letteratura), vicenda che ha infiammato la vita dell’università negli ultimi mesi. Un caso esploso a Teramo nel maggio scorso, quando Moffa invitò Fourisson all’università a tenere una conferenza per spiegare le sue ragioni.

Il professore francese poi non parlò né all’università (che quel giorno venne addirittura chiusa dal rettore Mauro Mattioli) né in un locale pubblico di San Nicolò scelto da Moffa come sede alternativa in seguito al diniego delle autorità accademiche: nella mattinata, dopo una conferenza stampa del professore francese, scoppiarono dei disordini con l’arrivo in città di un folto gruppo di ebrei romani - parenti di deportati nei campi di sterminio - che contestavno la presenza del negazionista e per motivi di ordine pubblico il questore vietò a Faurisson di tenere la conferenza. Ma cosa c’entra tutto questo con la decisione della facoltà di Scienze politiche di chiudere il master su Enrico Mattei? Alcune settimane prima Moffa aveva già ospitato Fourisson, anche se solo con un intervento videoregistrato, in una lezione del suo master, per poi invitarlo di persona a Teramo. Inizialmente lo aveva fatto nell’ambito del master, ma la facoltà si era opposta vietandogli di utilizzare quello spazio per ospitare un così contestato studioso. Venne quindi cambiata la formulazione dell’invito: Fourisson avrebbe parlato all’interno del corso ordinario di Moffa, un ambito soggetto non all’autorità accademica come il master, ma unicamente all’autonomia del docente. Neanche questo fu possibile e tutto finì con i disordini in piazza.

Ma al di là dell’arrivo di Faurissom, il master è finito nel mirino dell’università perché ritenuto - nonostante la presenza di studiosi dei più vari orientamenti politici e culturali (tra questi anche Giulio Andreotti) - una palestra per propagandare idee sul Medio Oriente troppo schiacciate sulle posizioni arabe e fin troppo critiche verso Israele, quando non addirittura antisemite. Una motivazione questa, mai formalmente espressa né dalla facoltà né dai vertici dell’ateneo, ma è probabilmente in questo senso che si deve leggere la frase «non coerente con gli obiettivi formativi della facoltà»; non a caso la stessa formula fu utilizzata dal rettore quando decise di negare a Moffa l’uso delle aule universtarie per ospitare la conferenza di Faurisson, arrivando poi a chiudere tutto l’ateneo per motivi di ordine pubblico.