Centri per l’impiego, lunghe file nel primo giorno senza precari

Provincia, contro il collasso dei servizi si pensa di accentrare tutta l’attività all’assessorato al lavoro L’ente esce da Riccitelli, Area marina protetta e Centro ceramico ma non dall’Ente porto

TERAMO. Conti in rosso, servizi e uffici in difficoltà mentre l’ente inizia a ritirare il sostegno e la partecipazione a società ed associazioni del territorio. Come previsto il 2013 è iniziato in modo davvero amaro per la Provincia e in particolare per i lavoratori dell’in-house Teramo Lavoro che da ieri sono a casa a causa della mancata proroga dei contratti come annunciato da presidente Valter Catarra nella conferenza stampa di fine anno.

Si tratta di 110 persone – per la maggior parte ex precari dell’ente poi riassorbiti dall’in-house – alle quali non è stato possibile rinnovare i contratti in scadenza il 31 dicembre a causa dei nuovi tagli del governo alla Provincia. Le conseguenze e i disagi più evidenti si sono manifestati nei centri per l’impiego dove erano al lavoro più della metà dei precari, in particolare nell’ufficio di Teramo, dove ieri mattina si sono formate lunghe file agli sportelli. Il presidente Catarra sta valutando adesso un’ipotesi di riorganizzazione dei centri per l’impiego e per quello di Teramo l’assessore Guardiani ha già proposto di chiudere la sede di via Campana e di trasferire i servizi in via Taraschi nella sede dell’assessorato al lavoro, risparmiando oltre 4mila euro al mese di affitto e ottimizzando l’utilizzo del personale a tempo indeterminato. A sostegno dei dipendenti di Teramo Lavoro si è schierato il consigliere regionale del Pd Claudio Ruffini che ha ribadito la necessità di salvaguardare i centri e il personale: «i soldi ci sono e arriveranno dai fondi regionali, pari a 3 milioni di euro, (circa 800mila per Teramo ndc)che l’assessore regionale Gatti ha stanziato». «Ho parlato con il presidente Catarra a cui ho offerto la mia piena disponibilità a trovare una soluzione» dice ancora Ruffini, «vanno salvaguardati i livelli occupazionali del personale addetto a questo settore. Parliamo di persone che svolgono da oltre 10 anni questi servizi e che si sono altamente professionalizzate. In molti casi sono figure insostituibili con personale interno della Provincia. Per questo ritengo che non si debba buttare a mare un patrimonio umano così rilevante, specialmente in un momento come questo che spinge molte persone a rivolgersi ai centri per l’impiego». Ruffini chiede soluzioni per tutelare anche i precari occupati negli altri settori. Della situazione si è discusso anche nel consiglio provinciale del 31 dicembre , durante il quale il capogruppo del Pd Renzo Di Sabatino ha ribadito la necessità di mantenere in essere i rapporti di lavoro dei dipendenti di Teramo lavoro nonostante la mancanza di fondi per garantire un futuro al personale e, nel frattempo, di fare economia internalizzando le spese di gestione dell’in-house (amministratore unico, direttore del personale) e garantendole attraverso i dirigenti dell’ente. Nella stessa seduta l’amministrazione ha deliberato di avviare le procedure di dismissioni di quote in alcune società partecipate tra le quali la Borghi scarl e il Centro ceramico castellano, ma anche ad altri organismi come il Museo dello Splendore di Giulianova, l’Area marina Torre del Cerrano, il Teatro stabile abruzzese e la società “Riccitelli”. L’uscita comporterà un risparmio di circa 400mila euro ai quali si sommerà il risparmio derivante dal minor contributo che sarà concesso all’istituto Braga (di cui la Provincia è il principale finanziatore con quasi 500mila euro annui). L’entità del taglio sarà decisa nei prossimi giorni, intanto domani si discuterà del futuro del Braga con Regione, Comune e Provincia. L’amministrazione ha deciso invece di non uscire dall’Ente Porto di Giulianova ed è tornata a chiedere la trasformazione dell’ufficio circondariale marittimo a Capitaneria di porto. Soddisfazione per la scelta è stata espressa dal capogruppo Pdl Flaviano Montebello. Per il Pd poteva essere evitata almeno l’uscita da associazioni storiche come il Museo dello Splendore o l’area marina del Cerrano.

Barbara Gambacorta

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