Chiude Beccaceci, Zunica: segno di una provincia in declino

Il presidente di Assoturismo parla delle tante difficoltà e degli ostacoli che incontrano le imprese della ristorazione dopo l'annuncio del ristoratore di Giulianova

TERAMO. Lo storico ristorante "Da Beccaceci" chiude, ed è solo la punta di un iceberg. E' probabilmente una decisione estrema che va inserita in un contesto di difficoltà e ostacoli con cui debbono fare i conti le imprese, in particolare quelle della ristorazione. Di questo è convinto Daniele Zunica, titolare di un hotel-ristorante altrettanto storico e quotato a Civitella, oltre che presidente di Assoturismo Abruzzo. Zunica, amico personale di Andrea Beccaceci, non vuol commentare la decisione del collega di chiudere il ristorante a Giulianova e andare a Londra a fare il manager nella ristorazione. Ma spiega il contesto il cui è maturata.

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«Mi emoziono a parlarne, è il ristorante in cui andavamo il mercoledì, quando eravamo chiusi: mio padre era amico di Carlo Beccaceci. La comunnione di mia nipote l'abbiamo fatta giù». Zunica non parla dell'aspetto più privato della decisione di Beccaceci, ma fa un'analisi lucida e spietata del contesto in cui va inquadrata. «La nostra è una provincia in decadenza totale. E' una provincia che non ha più identità, è la più povera d'Abruzzo, quella che ha una classe dirigente più squalificata. Ieri ero a Teramo, su sei persone che ho incontrato tutte mi hanno detto che Teramo è finita. Ma non penso che la responsabilità del declino sia solo di Brucchi: sono più ataviche. E' una provincia che vota sempre gli stessi personaggi e che non è in grado di esprimerne di nuovi».

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Il ristoratore fa degli esempi, costruendo una sorta di mosaico che spiega i motivi del declino. «Per noi che viviamo l'interno la viabilità è fondamentale: abbiamo strade da terzo modno e una segnaletica di 40 anni fa. Io a Civitella la gente ce la devo portare, faccio uno sforzo maggiore e con questa viabilità diventa improbo. A questo si aggiunge il terremoto: mi fanno paura i tempi del dopo-sisma, che viene gestito con sperpero di denari pubblico a livello centrale e lentezza negli interventi». Ma c'è di più. «Questa provincia vive un momento di isolamento molto forte, è diventata una lontana periferia dei luoghi decisionali. E' possibile che una riunione, di qualsiasi genere, non si faccia mai a Teramo? Si fanno tutte a Pescara». E ancora: «Per anni in provincia uno dei maggiori enti che portava utenza straniera di qualità _ grazie all'attività nella didattica e nella formazione _ è stato l'istituto zooprofilattico, ai tempi di Caporale. C'è un continuo flusso di stranieri in provincia di Teramo e noi ristoratori e albergatori ci lavoravamo. Ora da 2-3 anni non se ne vede uno. E' stato il maggiore "tour operator". Ora è finito anche quello. Ecco come si impoverisce una provincia».

Secondo il presidente di Assoturismo, affiliata a Confesercenti, gestire una ristorazione di qualità è ancor più faticoso. «Non c'è più utile. Ad esempio la tassazione indiretta dagli stessi Comuni è spaventosa, mortale. Una strutturina come la mia deve pagare quasi 7mila euro di immondizia, e d'estate bisogna pure elemosinare che te la vengano a prendere. Tutti gli enti preposti ai controlli _ dall'Agenzia delle entrate, alla Asl, all'ispettorato del lavoro _ entrano nelle nostre strutture con violenza, con la determinazione di farti male. Entrano nelle nostre strutture come sceriffi e fanno multe incomprensibili. Non è più tollerabile un certo tipo di comportamento con questa crisi. Così come non si può più tollerare che una Regione spenda soldi a Teramo per un open day e non vada più sui mercati da 4-5 anni: non facciamo più promozione turistica. Non abbiamo nemmeno un assessore al turismo: in Abruzzo il turismo è delegato a funzionari e consulenti. E questo più o meno anche in passato: Chiodi oggi su Fabebook rivendica la paternità del nuovo impianto di risalita di Roccaraso, ma per Teramo la sua giunta sul turismo che ha fatto?».

Al di là della ristorazione, Zunica fa notare che «anche la gioielleria Lo Scrigno ha deciso di andare a Pescara: lì c'è più benessere, più lavoro, più capacità di spesa. Teramo ha perso due banche non ha parlato nessuno. E vogliamo parlare del cimitero di aziende nelle aree industriali di Teramo e di Val Vibrata? Come si può lavorare nella ristorazione di qualità se non c'è più lavoro?». La tentazione di fuggire c'è anche per lo storico ristoratore di Civitella: «Ho tante proposte di trasferire “Zunica“ oltre il Tronto e all'estero. Ne ho ad esempio una molto concreta a Shangai». Ma per ora Zunica resta. (a.f.)

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