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Chiude il ristorante storico di Teramo

Pompa non ce la fa più e lascia l’Antico Cantinone, datato 1906. L’insegna resta di Pirocchi: troverà un altro gestore?

TERAMO La spietata crisi che ci ha investito non toglie di mezzo solo i più deboli, fa fuori anche le eccellenze. Entro il 31 dicembre chiuderà l’Antico Cantinone, il ristorante storico di Teramo centro. Un’istituzione della città, visto che ha aperto nel 1906. Forse l’ultimo baluardo di una certa qualità della cucina teramana, tanto decantata in Abruzzo e fuori e in effetti unica per le sue ricette ma, di fatto, non più rappresentata da alcun ristorante di livello. Il gestore Paolo Pompa, apprezzatissimo figlio d’arte di quell’Elio Pompa che per decenni ha tenuto alta la bandiera della ristorazione cittadina, getta la spugna. «Non ho rinnovato il contratto d’affitto», dice al Centro, «che scade a fine anno. È impossibile andare avanti. L’insegna resta di Domenico Pirocchi, il proprietario storico del locale. L’Antico Cantinone magari riaprirà con un altro gestore».

Magari sì, ma al momento è difficile pensarlo. Basta ascoltare Paolo Pompa che spiega i perché del suo abbandono. «I costi», dice il ristoratore, «da tempo superano abbondantemente i ricavi. Il fatturato si è più che dimezzato per la crisi mentre le tasse si sono raddoppiate. Tanto per dire, nel 2013 ho pagato 6mila euro di tassa sui rifiuti. Gli ammortizzatori come la cassa integrazione in deroga, che stavo utilizzando per i miei sei dipendenti, non bastano. Avevo pensato di chiudere già un anno fa», confida Pompa, «ma mi sono fidato di chi parlava di una ripresa sia pur minima del Pil. Invece il 2014 ci ha dato il colpo di grazia, è stato l’anno peggiore. E adesso non solo chiudiamo, ma chiudiamo bastonati».

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Paolo Pompa, che aveva rilevato l’Antico Cantinone nel 2002, ha dovuto dunque chiudere per crisi tre locali nel giro di due anni: prima (fine 2012) la Locanda del Pompa, che gestiva dal ’99 al bivio di Campli; poi (un anno fa) Host, il locale “alternativo” durato appena un anno in piazza Sant’Anna. Un tentativo fatto proprio per sfidare la crisi e arrestare il declino della ristorazione tradizionale, ma naufragato per il solito motivo: più spese che incassi. L’addio al Cantinone sarà la fine della sua carriera da ristoratore? Non è detto. Dice Pompa: «Non lo so. Sto vedendo se posso trovare in città un locale piccolo, almeno per dimezzare i costi (affitto, personale, bollette, tasse). Perché il problema sono i locali di grandi dimensioni, non si riesce più a mantenerli. Guardate il Duomo, che è chiuso da oltre un anno, o il White Wolf che ha appena chiuso. Di sicuro», conclude amaro, «c’è qualcosa che non funziona in questo Paese. Se non riuscirò a riaprire qui, me ne andrò all’estero. Ricomincerò da capo a 49 anni, che devo fare?». Di sicuro la città perde un altro pezzo. E non un pezzo qualunque. Il declino di Teramo prosegue, inesorabile.