Da Gaza a Teramo per studiare: l’ateneo si mobilita per Osama

6 Settembre 2025

Lo studente palestinese vuole iscriversi a Biotecnologie: l’università attiva per lui una borsa di studio, Farnesina e Conferenza rettori al lavoro per aprire un corridoio umanitario e farlo uscire dalla Striscia

TERAMONella distruzione di Gaza, tra le bombe e i morti, tra il dolore e la paura, continuano a vivere e a sopravvivere fiammelle di speranza. La speranza che, nonostante tutto, un domani può e deve esserci. E va costruito. Lo studio, per migliaia di palestinesi che hanno perso ogni cosa, rappresenta ancora un appiglio per salvarsi e salvare il proprio futuro. E, in qualche modo, quello di un intero popolo.

Osama Mansur è uno di quei giovani palestinesi che non vuole arrendersi alle ferite della guerra. Studente di medicina all’università di Al-Azhar, ha perso amici e famigliari nei bombardamenti israeliani. Ed anche la sua università, come tutte quelle della Striscia di Gaza, non esiste più. Osama vuole però continuare a studiare e, al pari di migliaia di coetanei, sta cercando il modo di farlo altrove. In particolare all’università di Teramo, che si è già attivata per accoglierlo mettendo in campo ogni azione possibile.

La professoressa Isa Fusaro sta seguendo la vicenda nella sua veste di referente dell’International welcome office (servizio che si occupa dell’accoglienza di studenti stranieri) dell’ateneo di Teramo: «La storia di Osama è arrivata all’attenzione della nostra università grazie alla segnalazione di Elisa Ragli, studentessa che, insieme ad altri colleghi, ha avviato un gruppo di solidarietà per gli studenti palestinesi. Il gruppo ha coinvolto docenti e ricercatori, creando una rete di sostegno concreta», spiega Fusaro, «a questa iniziativa mi sono unita da subito, sia per il mio ruolo istituzionale nell’International welcome office, sia per un coinvolgimento umano diretto». Osama era iscritto al terzo anno di medicina, con una carriera universitaria brillante e una media accademica molto alta. «La sua università è stata distrutta e la sua vita è stata segnata da lutti profondissimi: ha perso un fratello e una sorella», racconta Fusaro, «oggi vive in condizioni di estrema precarietà. Nonostante tutto, ha scelto di guardare avanti e di iscriversi al corso di “Biotechnology” dell’università di Teramo, uno dei tre corsi di laurea erogati in inglese dall’ateneo, che già attrae numerosi studenti internazionali. Teramo gli è sembrata una città a misura di studente, capace di offrire opportunità di crescita personale e accademica».

Ma il percorso per portare Osama a Teramo non è facile: «In Italia, grazie al progetto Iupals (Italian universities for Palestinian students) coordinato dalla Crui (conferenza dei rettori) e finanziato dal Maeci (ministero degli Affari esteri), sono state messe a disposizione 100 borse di studio. Tuttavia, a fronte di oltre 15.000 candidature, moltissimi giovani, pur qualificati, sono rimasti esclusi», spiega Fusaro, «per ottenere il visto d’ingresso in Italia, è inoltre necessario dimostrare di avere i mezzi per mantenersi: un ostacolo spesso insormontabile per chi vive in un contesto di guerra. È in questo quadro che l’università di Teramo ha deciso di intervenire in prima persona. Su impulso del rettore Christian Corsi, coadiuvato dal prorettore alla didattica Raffaele Mascella, l’ateneo sta lavorando per offrire a Osama una borsa di studio finanziata con fondi propri. Una scelta che ci colloca tra le università italiane che hanno deciso di andare oltre i limiti numerici del progetto nazionale, assumendosi la responsabilità di sostenere studenti meritevoli in difficoltà». Un sostegno che rappresenta la condizione necessaria affinché Osama possa lasciare Gaza attraverso un corridoio umanitario, attualmente in via di organizzazione grazie alla collaborazione tra la Crui e il ministero.

«L’università di Teramo vuole garantire a Osama non solo il diritto allo studio, ma anche un accompagnamento concreto in tutti i passaggi amministrativi e burocratici necessari, affinché possa raggiungere l’Italia in sicurezza e intraprendere un nuovo percorso accademico e umano», conclude Fusaro.

©RIPRODUZIONE RISERVATA