Donna perde un braccio nella macina

2 Marzo 2014

All’Amadori un’addetta alle pulizie di Roseto si recide l’arto. Ora è a San Benedetto per salvare almeno il gomito

MOSCIANO. Stava facendo le pulizie nel reparto “innovativi” dello stabilimento Amadori di Mosciano. Ma quel lavoro ripetitivo che svolgeva ormai da dieci anni si è trasformato in tragedia: uno dei macchinari del reparto si è azionato e le ha tranciato di netto l’avambraccio destro.

L’incidente sul lavoro in cui è stata coinvolta M.C., 52 anni, rosetana di Cologna, è avvenuto intorno alle 16. La donna è un’addetta alle pulizie assegnata al reparto in cui si preparano tutti i prodotti lavorati dell’Amadori. M.C. stava pulendo gli ambienti, ma anche i macchinari. Si tratta, fra gli altri, di macine, che vengono pulite con pompe che emettono getti d’acqua ad altissima potenza. Non si sa, al momento, per quale motivo la donna ha inserito il braccio nella macchina. E soprattutto come mai questa si sia accesa e sia entrata in funzione. Fatto sta che le lame hanno reciso l’avambraccio destro.

L’urlo di dolore ha richiamato due colleghi di M.C., che sono accorsi e si sono trovati davanti una scena terribile. La donna era accasciata in un lago di sangue. Hanno tentato di fermare l’emorragia mentre qualcuno chiamava il 118. Un collega ha anche pensato a recuperare l’avambraccio amputato e a metterlo nel ghiaccio. Nel frattempo sono arrivate l’ambulanza da Roseto e l’automedica dall’ospedale di Giulianova.

La donna è stata portata all’ospedale di Teramo. Al pronto soccorso del Mazzini si è provveduto a tamponare l'emorragia e a sterilizzare l’arti amputato, che però non essendo tagliato di netto non potrà essere salvato. Gli ortopedici hanno contattato i diversi centri specializzati nella ricostruzione degli arti superiori e della mano, a cominciare da quello di Modena, ma non hanno trovato posto. Ha accettato la paziente la casa di cura Stella Maris di San Benedetto, del Tronto, dove c’è un primario, Arnaldo Filippini, apprezzato chirurgo plastico vascolare. Il medico tenterà un complesso intervento di microchirurgia per ricostruire la vascolarizzazione il più possibile in modo da salvare il gomito ed evitare la necrosi dei tessuti.

La notizia dell’incidente sul lavoro ha causato shock e sconcerto all’Amadori. «Stiamo facendo le verifiche per comprendere come sia potuto accadere», commenta Antonio Forlini, direttore del personale del gruppo avicolo, «siamo molto colpiti e vicini alla dipendente. Speriamo che l’intervento chirurgico dia il miglior esito possibile». In effetti allo stato dei fatti non è ben chiaro come mai la donna abbia messo il braccio proprio all’interno della macina i cui lavaggi non dovrebbero essere manuali. La macchina peraltro avrebbe dovuto essere spenta e ha anche meccanismi di sicurezza che non si sono attivati.

©RIPRODUZIONE RISERVATA