TERAMO

Doppio incarico, l'ex rettore assolto. I giudici: «Il fatto non sussiste»

D'Amico era accusato di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato e peculato: «Non ho mai dubitato della bontà del mio operato». Scagionati anche l’ex preside Traini e Mattioli

TERAMO. Le motivazioni della sentenza spiegheranno i perché dei giudici. Ora c’è un’assoluzione con la formula più ampia del fatto non sussiste a scrivere in primo grado, dopo tre anni di udienze, l’epilogo giudiziario dell’inchiesta sull’ex rettore dell’università Luciano D’Amico. Un verdetto (collegio presieduto da Morena Susi) che arriva in serata dopo una giornata scandita da una lunga requisitoria del pm e da altrettante lunghe arringhe dei difensori.

L'inchiesta (pm Davide Rosati) è quella relativa al doppio incarico come rettore dell'università e presidente del cda dell'Arpa Spa e successivamente della Tua.

Secondo la ricostruzione della Procura tra il 2014 e il 2017 D’Amico avrebbe percepito indebitamente 57mila euro e questo perché, per l’accusa, avendo assunto l'incarico all'Arpa e poi alla Tua (svolto gratuitamente), avrebbe smesso, di fatto, di svolgere l'attività di docente a tempo pieno, requisito che la legge prevede come necessario per poter ricoprire la carica di rettore.

Con D’Amico sono stati assolti l’ex preside di Scienze della comunicazione Stefano Traini, accusato di abuso d’ufficio, e Mauro Mattioli all’epoca direttore amministrativo della fondazione dell’ateneo accusato di un episodio di peculato. 

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